Pacchetto sicurezza, armare i vigili urbani costerà in regione oltre un milione di euro

I Comuni devono recepire le norme del disegno di legge per avere i fondi della Regione
di Martina Milia
La sicurezza costa, anche ai Comuni. Armare gli agenti di polizia municipale che attualmente non lo sono – solo 75 Comuni su 219 in regione hanno armato i vigili –, costerebbe agli enti pubblici almeno un milione di euro. Questo solo per fare fronte alla prima dotazione e all’addestramento iniziale. I conti gli enti locali – specie quelli piccoli – li dovranno fare presto.


IL DDL. Il nuovo disegno di legge regionale, che ha superato l’esame dell’Anci e del Consiglio delle autonomie locali e che prevede una riorganizzazione di compiti e funzioni della polizia locale, pur lasciando piena autonomia ai Comuni, stabilisce che «gli agenti che svolgono funzioni di pronto intervento, polizia giudiziaria o servizi notturni (dopo le 22) – spiega l’assessore regionale Federica Seganti - devono essere dotati di armamento. In realtà la legge regionale non fa altro che recepire normative nazionali per cui i Comuni che hanno personale che svolge questi compiti e non lo hanno armato sono già inadempienti». Se i servizi notturni in molti comuni non vengono attuati proprio per questa ragione, le altre funzioni difficilmente possono essere bypassate.


I NUMERI. In regione solo un terzo dei Comuni ha scelto finora di armare la polizia locale: sono concentrati nella provincia di Pordenone (25 Comuni su 51, con 124 agenti armati su 209) e in quella di Udine (50 Comuni su 137 per un organico pari a circa 200 agenti su 394). Nelle province di Gorizia (25 Comuni per 118 uomini) e Trieste (6 Comuni e 327 persone di cui il 95% al Comune di Trieste) l’armamento è ancora un tabù. Su 1.048 persone in forza alle polizie municipali della regione, circa 720 prestano servizio senza pistola.


I COSTI. Per modificare il provvedimento servono due elementi: volontà politica che deve essere espressa dai Consigli comunali e risorse. Armare un agente (dotazione dell’arma, fondine, armeria interna, munizionamenti, addestramento, visite mediche) costa, da stime fatte dalla stessa polizia municipale, circa 1.500 euro a persona per il primo anno. Per i piccoli Comuni questa spesa potrebbe tradursi con un impegno di qualche migliaia di euro, mentre per un ente locale come Trieste, a esempio, la spesa arriverebbe a 450 mila euro circa. Conteggiando tutto il personale che oggi non è armato in regione, l’impegno di spesa per il primo anno supererebbe il milione di euro. Poi ci sono le spese annuali per l’addestramento nei poligoni di tiro e il munizionamento: fino a 150 euro a persona. I Consigli comunali potrebbero decidere di armare solo alcune figure ma a oggi gli enti locali che hanno optato per l’armamento hanno esteso il provvedimento a tutte le persone in servizio.


LA DECISIONE. I Comuni saranno presto chiamati a recepire il nuovo disegno di legge della Regione, che approderà presto in Consiglio. «I Comuni avranno 24 mesi per adeguare i propri regolamenti alle disposizioni» ricorda l’assessore Seganti. Per ottenere i finanziamenti previsti dal disegno di legge le municipalità dovranno recepire le disposizioni previste, pur nell’autonomia decisionale. «È normale dire che si possa accedere ai finanziamenti di una legge quando ci si è adeguati alla legge stessa. Per quel che riguarda l’armamento si fa riferimento a una legge nazionale già in essere – ribadisce l’assessore - per cui chi non rispetta oggi questo parametro è inadempiente. La Regione mette a disposizioni risorse importanti. Il Comune di Trieste a esempio ha già presentato richiesta».


I COMUNI. L’impegno di spesa si preannuncia comunque importante. «Oggi siamo nella fase in cui si stanno aggregando i Comuni per garantire il servizio diurno – ricorda il vice presidente dell’Anci Paolo Dean – e razionalizzare le risorse. Garantire servizi notturni o attività in cui si richiede l’utilizzo dell’arma pare secondario, soprattutto perché non sembra giustificato da un reale bisogno. Se tutte le forze dell’ordine e lo stesso Ministero dicono che la criminalità sta diminuendo, un impegno di questo tipo non si giustificherebbe. I Comuni sarebbero disponibili a fare la loro parte, in un progetto comune, qualora a esempio i prefetti comunicassero che siamo in una fase d’emergenza. Ma a oggi non è così».
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