Pagliarani, il “ricercatore baby” che ha bruciato le tappe

Stefano Pagliarani è il ricercatore a tempo determinato più giovane dell'ateneo triestino. Fa parte dunque della quarta fascia, quella dei ricercatori di tipo a, istituita assieme ad altre tre - ricercatore di tipo b, professore associato e ordinario - dalla riforma Gelmini. Tra ricerca e didattica, ha iniziato a scalare la salita per diventare un giorno professore ordinario.
«Ho terminato - dice - l'università nel 2010, con una laurea specialistica in Matematica. Ho fatto poi un dottorato a Padova di tre anni in Matematica applicata, alternato da qualche mese di visita come studente negli Stati Uniti. Sono andato poi a Parigi per un post dottorato. L'ho terminato il 31 agosto e il primo settembre ho iniziato a lavorare all'Università di Trieste».
Come si diventa ricercatori a tempo determinato?
«Con un concorso pubblico bandito dal dipartimento, ma non avviene ogni anno, dipende dai fondi a disposizione. In Italia ci sono dipartimenti in cui non si è assunto per anni. Nel mio settore c'è una ripresa forse dovuta al fatto che tanti professori stanno andando in pensione. Quest'anno c'era un posto solo».
Qual è il suo ruolo all'Università?
«Ricerca prevalentemente in matematica e matematica applicata. Gli argomenti di cui mi occupo sono a cavallo tra la probabilità e l'analisi matematica, e le applicazioni sono nell'ambito finanziario. Cioè studio dei modelli matematici sul problema di quantificare il prezzo equo dei derivati. Poi insegno, per la prima volta tengo un corso intero: posso svolgere un massimo di 60 ore all'anno».
Cosa si prova a insegnare a dei coetanei?
«C'è un po' di imbarazzo, soprattutto con gli studenti più grandi. È difficile all'inizio mantenere le distanze, darsi del lei, non è naturale, ma bisogna farci l'abitudine».
Si può diventare ricercatori prima dei 31 anni?
«Potenzialmente a 27 anni si può essere ricercatori di tipo a, se c'è ovviamente un concorso, però ci vuole anche l'esperienza pregressa. La mia impressone è che c'è una tendenza nell'ambito scientifico di prendere il più possibile persone giovani».
Esistono ancora le raccomandazioni?
«In senso buono devono esserci. Per partecipare a un concorso viene richiesta la cosiddetta lettera di raccomandazione. Se poi parliamo di raccomandazioni di amicizia o familistiche, non le ho viste nel mio ambito».
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