Palazzo Antonini tra gli edifici a rischio crollo

RUDA. Tre pezzi di storia del territorio a rischio crollo. Infiltrazioni d'acqua, agenti atmosferici e l'usura del tempo rischiano di cancellare per sempre palazzo Antonini Belgrado, la Commenda di...

RUDA. Tre pezzi di storia del territorio a rischio crollo. Infiltrazioni d'acqua, agenti atmosferici e l'usura del tempo rischiano di cancellare per sempre palazzo Antonini Belgrado, la Commenda di San Nicolò di Levata e il tetto dell'Amideria (unico edificio di proprietà del Comune). Il sindaco di Ruda, Franco Lenarduzzi, lancia un appello alle istituzioni: «Intervenite prima che sia troppo tardi. E' a rischio il nostro patrimonio». Nei giorni scorsi, il primo cittadino ha scritto al prefetto, alla Regione e alla Soprintendenza per chiedere un intervento urgente. A breve ci sarà un sopralluogo. Oltre un anno fa, l'imprenditore Paolo Ferraris aveva fatto un'offerta acquistare palazzo Antonini Belgrado, villa veneta edificata a cavallo del XVI e XVII secolo, tutelata dalle Belle arti, che sta cadendo a pezzi. A causa dei cavilli burocratici, Ferraris è stato costretto a rinunciare. Il palazzo era stato sequestrato dalla Guardia di finanza, nel 2014, a Filippo Formentini, evasore totale. Formentini è proprietario di oltre metà palazzo, l'altra parte appartiene a una signora deceduta.

Tutto inizia quando Ferraris scopre che palazzo Antonini è in vendita. Decide di partecipare all'asta. Dalla documentazione sul sito del Tribunale e anche sull'ordinanza risultava che gli aggravi sarebbero stati cancellati al termine della procedura di vendita giudiziale.

Dopo l'aggiudicazione all'asta l'imprenditore ha appreso che il palazzo era sottoposto a sequestro penale, che non era possibile cancellare. Il problema è che questo sequestro risultava da tempo annotato al tavolare ma la perizia utilizzata per pubblicizzare la vendita era anteriore al sequestro. Per risolvere la questione si è pensato di convertire da sequestro dell'immobile a sequestro del prezzo di aggiudicazione all'asta, in questo modo lo Stato avrebbe intascato un discreto importo e l'aggiudicatario avrebbe potuto farsi assegnare l'immobile.

É stata presentata istanza alla Procura, favorevole. Il giudice per le indagini preliminari, invece, ha rigettato la richiesta. Il provvedimento è formalmente corretto ma tecnicismi giuridici impediscono la risoluzione del "caso". «I tempi continuano a slittare - lamenta il primo cittadino -. Il rischio è che possa crollare il tetto». (e.m.)

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