Parla la madre di Robert, il 18enne ucciso a Trieste per gelosia: «Non dormo più»

La madre del 17enne Robert Trajkovic sentita come teste nell’udienza del processo per omicidio

Piero Tallandini
Mamma Slavica in questa foto di Massimo Silvano
Mamma Slavica in questa foto di Massimo Silvano

TRIESTE «Prima della morte di mio figlio eravamo una famiglia felice, ci bastava un piatto di pasta in bianco per sorridere. Adesso non sono più in grado di lavorare, non dormo, mi alzo alle 3 di notte e vedo Robert davanti a me». Così, tra le lacrime, la madre Slavica ha descritto lo stato d’animo della famiglia Trajkovic davanti alla Corte d’Assise nel processo per l’uccisione del 17enne Robert.

Foto Bruni Trieste 20.01.23 Processo Trajkovic
Foto Bruni Trieste 20.01.23 Processo Trajkovic

Il “suo” Robert, quel figlio che prima di uscire per l’ultima volta, la sera del 7 gennaio, l’aveva salutata dolcemente: «Mi ha accarezzato la testa, dicendomi che andava dalla sua ragazza e che ci saremmo visti l’indomani». Ma il giorno dopo ad arrivare furono i carabinieri per comunicare che Robert, purtroppo, non c’era più. «Porto ogni giorno i fiori a mio figlio in cimitero – ha continuato la mamma della vittima – ed è lì, in cimitero, che abbiamo festeggiato il 18esimo compleanno di Robert. Non so come faccio ad andare avanti, la nostra vita è rovinata».

A pochi metri da Slavica, seduto alla sinistra di uno dei suoi avvocati, Antonio Cattarini, c’era Ali Kashim, il 21enne accusato dell’omicidio di Robert, strangolato con un laccio nella notte tra il 7 e l’8 gennaio 2022 nel sottoscala di una palazzina in via Rittmeyer. Camicia bianca e felpa scura, occhiali e barba sempre curata, Ali è sembrato seguire con attenzione le dichiarazioni della donna.

Momenti di profonda commozione anche quando sul banco dei testimoni si è seduto il fratello della vittima, Christian, che ha parlato del suo rapporto con Robert: «Mi manca tantissimo, era un ragazzo d’oro che non aveva mai fatto del male a nessuno. È dura, sento un grande dolore dentro. I miei figli erano legatissimi a Robert, ancora lo cercano». Per dimostrarlo, Christian ha portato in aula i disegni fatti dai nipotini di Robert per esprimere il loro affetto nei confronti del giovane zio.

L’udienza davanti alla Corte d’Assise presieduta dal giudice Enzo Truncellito (a latere Camillo Poilucci) è proseguita con l’esame di un altro teste, il luogotenente dei Carabinieri Giovanni Ferrara che si era occupato delle indagini prima sulla scomparsa e poi sull’omicidio di Robert. Una tragedia segnata dalla gelosia. Robert aveva iniziato a frequentarsi da poco con la ex fidanzata di Kashim, una 19enne conosciuta durante una festa di Capodanno e si incontravano nella palazzina di via Rittmeyer. Ferrara ha parlato a lungo, ripercorrendo nel dettaglio le tempistiche degli spostamenti di Robert, di Ali e della ragazza (che sarà sentita come testimone nella prossima udienza) la sera dell’omicidio, ricordando poi che sul cordino attorno al collo di Robert erano state trovate tracce biologiche riferibili a Kashim. Per inquadrare il rapporto tra vittima e imputato, ha riferito anche di un confronto tra Robert e Ali, avvenuto il 5 gennaio, in cui il 21enne aveva esternato il suo malessere per un alterco avvenuto tra i due nei giorni precedenti.

Prima di cominciare, ieri Truncellito ha fatto presente che non sarebbero state tollerate intemperanze dopo che, nel corso della prima udienza, alcuni dei familiari di Trajkovic si erano lasciati andare a comportamenti minacciosi, rivolgendo insulti all’indirizzo dell’imputato e di suo padre. Per calmare gli animi erano intervenuti anche gli avvocati di parte civile, Ivana Busatto e Gabriella Frezza. Ieri l’udienza si è invece svolta senza problemi. Kashim è stato costantemente attorniato da sei agenti della Polizia penitenziaria e da due carabinieri. —

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