Passato e futuro assieme: così entro Natale aprirà la storica libreria Saba di Trieste

La gestione affidata dagli eredi Cerne a una società formata dal triestino Battista affiancato da un professionista milanese già impegnato nel mondo dell’editoria

Laura Tonero
L'interno della libreria Saba di Trieste (Silvano)
L'interno della libreria Saba di Trieste (Silvano)

Le luci della libreria antiquaria Umberto Saba si riaccenderanno entro Natale. O almeno, a questo stanno lavorando i nuovi gestori e i familiari di Mario Cerne, storico proprietario di quell’attività, morto nel gennaio scorso. Intorno al progetto viene mantenuto ancora il massimo riserbo, ma una serie di tasselli stanno andando al loro posto e la macchina operativa utile a riavviare la libreria è già in moto.

I nuovi gestori

A gestirla saranno Massimo Battista, titolare della libreria antica e moderna Zeno Bandini, e un socio che per ora resta nell’ombra. Si tratta di un professionista milanese, già impegnato nel mondo dell’editoria, e che non si limiterà a finanziare parte dell’operazione, ma avrà anche un ruolo attivo nella quotidiana gestione. Dai diretti interessati, per ora, arriva solo un «no comment». Battista si limita a confermare che «si sta lavorando per la riapertura».

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Spazi che raccontano la storia. Gli interni, la statua e l’abbraccio (Fotoservizio Massimo Silvano)

La targa

Il ruolo della Comunità ebraica, proprietaria dell’immobile, che ha provveduto al completo restauro della libreria, è terminato. Tra l’altro, la targa che la Soprintendenza ha consentito venga sistemata accanto all’ingresso evidenzia quanti hanno contribuito finanziariamente al restauro.

All’appello lanciato dalla Comunità ebraica era già emerso avessero risposto la Fondazione Kathlee Foreman Casali, Ocean e Samer Shipping. Nel tempo si sono aggiunte – riportiamo solo quelle che hanno dato un contributo in denaro più consistente – la fondazione Beneficentia Stiftung con sede nel Liechtenstein, Tripmare, Confindustria Alto Adriatico, Edizioni El, Acustica Triestina e Rl Ars Regia.

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02/09/2021 Trieste, Claudio Magris

Il passaggio di testimone

La recente consegna della chiavi, a lavori terminati, da parte della Comunità ebraica alla moglie e la figlia di Cerne è di fatto un passaggio di testimone. La loro, da quanto trapela, non sarà un’uscita di scena, continueranno ad avere un ruolo, sebbene non diretto, nella libreria. Quantomeno per il fatto che restano le proprietarie, non dell’immobile ma dell’attività e di quello che attualmente contiene, dai mobili ai libri. Devono ancora essere sbrigate alcune pratiche legate alla successione, e sembra siano questi passaggi burocratici ad allungare un po’ i tempi della riapertura della libreria.

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Un particolare della statua di Umberto Saba appena restaurata, con la pipa fatta ruotare in modo da toccare il bavero, dov’è stata applicata una saldatura Foto Andrea Lasorte

Le novità

Ma che novità si respireranno nella libreria Saba? Partiamo dal ricordare che quella “Libreria antica e moderna”, registrata alla Camera di commercio il 12 settembre 1919, è un bene di interesse culturale. Ai sensi del Codice dei beni culturali è stata dichiarata “studio d’artista”, e in quanto tale deve essere tutelata. In quegli spazi non potrà che esserci che quella libreria. Sotto l’egida del Ministero sono posti il “quaderno degli acquisti”, i cataloghi storici, l’ingresso e specialmente l’intitolazione, e poi gli scaffali originali, la scrivania del poeta, la macchina da scrivere, le schede di catalogo compilate da Saba stesso. E ovviamente sono vincolati i 820 volumi del Fondo sabiano.

Resta però anche un’attività commerciale, che ha delle spese da sostenere. Per questo, per stare in piedi economicamente, dovrà necessariamente far convivere la parte museale con una commerciale. Chi la gestirà ha affidato a un professionista triestino il compito di studiare lo sviluppo grafico dell’insegna storica, che ovviamente non può essere modificata, stravolta. L’obiettivo è quello di declinarla, ripensarla, per avviare un merchandising, con una serie limitata di oggetti di qualità che possano soddisfare anche l’esigenza di un turista di portarsi a casa un ricordo inedito di Trieste e del suo respiro letterario.

Il core business

Il core business deve comunque restare quello della libreria antiquaria. I libri che non rientrano nel Fondo sabiano, quelli quindi non vincolati e vendibili, hanno un valore che non supera gli 8 mila euro. Quindi, chi la gestirà dovrà contribuire portando il proprio patrimonio librario, arricchendo la proposta rispetto a quella attuale. La Saba dovrà continuare ad essere visitabile da scolaresche, studiosi, semplici cittadini, che anche senza intenzione di acquistare nulla, dovranno avere la possibilità di ammirarla. Un’eredità importante quindi, che Mario Cerne aveva raccolto dal padre, storico commesso del poeta dal quale rilevò la libreria. —

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