Piattaforma logistica, Mantovani ricorre al Tar

Assegnazioni provvisorie, definitive, minacce di ricorsi e alla fine ricorsi. C’è un’altra frenata nell’andamento lento, quasi immobile della Piattaforma logistica del porto di Trieste. Il ricorso, già in qualche modo preannunciato, ma di cui si ha ora notizia dell’effettiva presentazione al Tar, giunge addirittura da una delle imprese ai recenti onori delle cronache, seppur con una diversa governance, per gli scandali dell’Expo e del Mose: la Mantovani che capeggiava la cordata composta anche da Samer e da Venice green terminal alla quale la commissione costituita dall’Autorità portuale aveva dapprima assegnato l’appalto in via provvisoria per poi ribaltare la decisione e assegnare i lavori in via definitiva all’unica cordata concorrente, quella guidata da Icop di cui fanno parte anche Parisi, Interporto di Bologna e Cosmo Ambiente.
L’istruttoria di quello che dovrebbe essere un ampio e moderno terminal tra lo Scalo Legnami e la banchina della Ferriera di Servola alla quale dovrebbe saldarsi, lunga già oltre una decina d’anni, si prolunga ancora. «Credo che stiano arrivando i ricorsi, ma intanto noi stiamo preparando tutte le carte che mancano - ha minimizzato la presidente dell’Authority, Marina Monassi ieri in occasione dell’Open day in porto - i 132 milioni ci sono e siamo convinti che l’impresa aggiudicataria farà un ottimo lavoro».

I parlamentari veneti del Movimento 5 stelle nei giorni scorsi hanno chiesto che la Mantovani venga esclusa da tutti gli appalti, l’impresa patavina attaverso il neopresidente, l’ex questore Carmine Damiano, ha annunciato querele. «È ora di smetterla - ha detto Damiano - di parlare di questa società sempre per le inchieste che riguardano il passato.» Nella minaccia di ricorso a propria volta avanzata dopo l’assegnazione provvisoria alla stessa Mantovani, la Icop aveva fatto riferimento alla condanna a un anno e 10 mesi patteggiata nel dicembre 2013 per frode fiscale dall’ex presidente della Mantovani Piergiorgio Baita dinanzi al Gup di Venezia. È ora auspicabile che il Tar si pronunci in fretta.
Duecento triestini hanno intanto potuto visitare ieri alcuni terminal del porto e assistere anche a una breve esibizione delle unità cinofile della Guardia di finanza, nel secondo Open day, replica di un’esperienza già collaudata alcuni mesi fa. Passaggio cruciale al terminal container del Molo Settimo dove Fabrizio Zerbini, presidente di Trieste marine terminal, la società che lo gestisce, ha evidenziato come sia indispensabile «avviare interventi per sviluppare l’attività del porto. Bisogna muoversi subito - ha specificato - perché la burocrazia è nemica di tutte le iniziative.» Oggi infatti il terminal ha una capacità di 650mila teu, ma rischia di non superare nemmeno nel 2014 i 500mila teu nonostante una leggera crescita (+2,15%) nei primi cinque mesi dell’anno. Ha anche la capacità di 11mila treni all’anno, mentre ne vengono movimentati meno di 3mila. Da sei mesi può contare su due nuove gru in grado di operare su navi da 14mila teu costate 7 milioni stanziati in parti uguali da Tmt e Authority. Zerbini ha anche messo in guardia dalla fuga di spedizionieri a Capodistria. «Bisogna creare a Trieste - ha affermato - le stesse condizioni di favore che si trovano a Capodistria».

Marina Monassi ha annunciato che l’Authority è interessata al 7,5% di Tami, la società che controlla Ttp che Reguardia metterà in vendita a settembre. D’altro canto la stessa Autorità portuale sta per vendere, almeno in parte, il 40% di Ttp che è ancora in suo possesso. Riguardo a una riconferma per il prossimo quadriennio alla presidenza (il suo mandato scade a gennaio 2015) Monassi ha risposto con una frase a metà tra la battuta e la speranza: «Ci spero tanto, speriamo che me la cavo. È difficile, vediamo.»
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