L’allarme dei 600 pneumologi a Trieste: «Polmoniti virali l’emergenza»

Il convegno degli specialisti al Savoia Excelsior: nel 2024 la struttura complessa di Asugi ha effettuato 46.458 prestazioni. «L’epidemia influenzale registra numeri maggiori rispetto ai contagi Covid»

Lorenzo Degrassi
Il convegno al Savoia (Silvano)
Il convegno al Savoia (Silvano)

Il meglio della pneumologia mondiale con i risultati delle più recenti ricerche sono al centro del meeting medico-scientifico PneumoTrieste 2025, in programma da lunedì fino a domani al Savoia Excelsior.

Al PneumoTrieste 2025 partecipano circa 600 specialisti provenienti da tutta Italia e dall’estero, per confrontare conoscenze non solo di diverse specialità, ma anche di varie discipline scientifiche. La tre giorni di conferenze e confronti propone un programma di alto livello, definito dal responsabile scientifico e coordinatore Marco Confalonieri, direttore del dipartimento di scienze mediche, chirurgiche e della salute dell’Università di Trieste. L’evento è patrocinato dalla Regione assieme ad Asugi e alla Società Italiana di Pneumologia e di numerose associazioni che operano a favore di questo importante settore medico-scientifico.

«Questo è un appuntamento annuale che si tiene ormai da oltre un ventennio a Trieste – sottolinea Confalonieri – una città che è ormai riconosciuta come punto di riferimento nazionale e internazionale nella cura e nella ricerca pneumologica grazie all’attività della struttura complessa di pneumologia dell’ospedale di Cattinara. Questa tre giorni di meeting ha come obiettivi la presentazione di ricerche innovative nel settore delle malattie respiratore, il rafforzamento del dialogo fra centri di eccellenza in pneumologia, il trasferimento rapido di nuove tecnologie e protocolli terapeutici e la condivisione dei risultati di studi multicentrici per accelerare la ricerca clinica».

In particolare, quest’anno si parlerà di terapie rigenerative per fibrosi polmonari grazie al professor Yair Reisner dell’University of Texas (Houston, Usa), dell’utilizzo di gemelli digitali per personalizzare i trattamenti con il professor Jun Deng della Yale University (Connecticut, Usa) e di sistemi esperti basati sull’intelligenza artificiale per la gestione delle polmoniti, quest’ultima ricerca sviluppata dalla stessa pneumologia giuliana in collaborazione con il corso di laurea in “Intelligenza Artificiale e Data Analytics” dell’Università di Trieste con il professor Luca Manzoni.Tra le novità, il professor Robert Vassallo della Mayo Clinic (Rochester, Usa) tratterà argomenti innovativi come la terapia inalatoria con esosomi derivati dalle piastrine per il trattamento dell’enfisema polmonare e le sfide diagnostiche nelle malattie polmonari correlate al fumo.

Nel 2024 la Struttura Complessa Pneumologia di Asugi ha registrato un significativo aumento dell’attività clinica, con 46.458 prestazioni ambulatoriali ed esterne, distribuite nei diversi ambulatori. «Terminata l’emergenza del Covid che ci ha visti protagonisti – ricorda ancora Confalonieri – le attività di ricovero si sono concentrate su pazienti con insufficienza respiratoria acuta complessa, trattati nella nostra unità di terapia intensiva respiratoria con monitoraggio intensivo e ventilazione meccanica».

Ma il Covid è effettivamente quasi del tutto sparito? «Esiste ancora, ma fortunatamente in modo del tutto residuale», sottolinea ancora Confalonieri precisando: «Nell’inverno appena trascorso abbiamo avuto un’epidemia influenzale pesante come numero di polmoniti e di ricoveri, più grave rispetto al periodo del Covid.

È come se ci fosse una specie di “competizione tra virus”, ma questo inverno a Cattinara abbiamo avuto soltanto meno di una dozzina di polmoniti da Covid, al contrario si sono verificate diverse decine di polmoniti associate all’influenza. Ci sono state anche influenze molto forti fra quelle trattate a domicilio, a dimostrazione che quest’ultima ha avuto forti ripercussioni anche su casi meno gravi». Il Covid, insomma, non fa più paura. «Certamente può essere ancora molto grave in alcuni pazienti anziani con polipatologie molto fragili – ricorda Confalonieri –, ma non bisogna dimenticare che quando era al massimo della sua potenza era pericoloso anche per persone che non avevano particolari patologie e nei più giovani».

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