Politica in lutto, morto Serafini il pioniere della Lega in città

Si è arreso a un male incurabile che fino all’ultimo ha combattuto con dignità Il cordoglio del partito. Razzini: anche agli attacchi più beceri replicava con sorriso

Tiziana Carpinelli

Di lui, ieri, si è detto che era un uomo d’altri tempi. Tempi antecedenti l’imbarbarimento della politica, perché sapeva risolvere una ruggine in seno al partito e sciogliere il nodo di una candidatura indigesta, portando i colleghi alla sua tavola, nella casa di fronte al Bobolar, dove era solito annacquare l’ira o spianare le asperità di una decisione con un fumante piatto di riso, condito da porcini. Manca da poco più di 24 ore, Giancarlo Serafini, e molti leghisti ieri non hanno esitato a dire che la sua assenza si avverte già. Era da qualche mese malato. E un male spietato, di quelli che non guardano in faccia nessuno, se l’è portato via l’altra notte, all’età di 74 anni.

Perito elettrotecnico di professione artigiano, originario di Jesolo, ma da 32 anni nella Bisiacaria, lascia tre figlie, Marzia, Chiara e Tanja, e la moglie Laura Miorin, fino all’ultimo amorevolmente al suo capezzale. Da radiotecnico aveva aperto un laboratorio in via della Resistenza a Monfalcone, mentre da pensionato si era sempre speso per la causa dei piccoli imprenditori e delle partite iva, facendone uno dei leitmotiv della battaglia politica. Amava ricordarlo spesso.

È stato, Serafini, uno dei pionieri della Lega, tra i primi iscritti. Quelli della generazione Pacor e Razzini, per capirsi. Che per incrementare il numero di tessere, allora risicate, doveva sudare sette camicie. Era confluito nella Lega Nord isontina ai tempi dell’elezione di Monica Marcolini, presidente della Provincia, dopo esser stato già militante alla Liga Veneta. Segretario provinciale del Carroccio per due mandati (fra gli anni Novanta e i primi Duemila) e poi vicepresidente del Corecom, Serafini rivestiva attualmente l’incarico di consigliere comunale a Staranzano, suo comune di residenza. «Una persona mite, pacata, che anche agli attacchi più beceri sapeva rispondere con un sorriso. È stato artefice di mille battaglie, un leghista quando a essere leghisti, da queste parti, non ci si guadagnava», spiega proprio Federico Razzini. Eppure «i suoi ultimi pensieri sono stati rivolti alla politica: lo preoccupava il fatto che il partito, cui voleva bene da morire, fosse molto cresciuto negli iscritti, ma stesse un po’ tralasciando le lotte autonomiste e federaliste». Glielo aveva confidato in un incontro a Marina Julia, dove si era rifugiato un giorno nonostante la malattia, un tumore, non gli desse tregua. Sofferenza tuttavia vissuta «con grande dignità». «Mi mancherà molto, più come uomo che come politico», conclude Razzini.

Cordoglio anche in Regione, con il consigliere Diego Bernardis, ex sindaco di Dolegna: «È arrivata purtroppo la dolorosa notizia della morte di un caro amico, militante storico della Lega. La sua scomparsa ci lascia commossi e profondamente tristi. Lo ricordiamo per il suo impegno politico e sociale, ma anche come uomo mite e pacato nei toni, che ha sempre espresso a prescindere il proprio pensiero, leale e coerente». «L’ho conosciuto – ricorda – quand’ero vicesindaco e con lui ho condiviso vari momenti della politica locale e nazionale della Lega, momenti belli e brutti, in cui ci siamo trovati anche in forte contrapposizione, ma che alla fine ci hanno sempre visto rispettosi e uniti nel portare avanti le visioni del partito».

Condoglianze alla famiglia anche da parte del sindaco Anna Cisint: «Ho conosciuto tanti anni fa Giancarlo, prima ancora di dedicarmi alla politica. Sapevo della sua malattia, che, con la famiglia, ha vissuto con grande pudore e in modo molto riservato. Dispiace moltissimo, perché la Lega perde una persona di grandi passioni politiche e sociali, di massima attenzione verso i cittadini. È per noi un’ingente perdita, come anche per Staranzano». –

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