Sindacati in pressing per il porto di Trieste: «500 giorni senza decidere»

La Cgil: «Contratti bloccati, lavoro a rischio e allarme sicurezza», per la Cisl «investimenti fermi». La Uil: «I concorrenti crescono»

Marco Ballico
Navi in porto a Trieste (foto archivio Lasorte)
Navi in porto a Trieste (foto archivio Lasorte)

Oltre cinquecento giorni senza una guida stanno incidendo sulla vita quotidiana del sistema portuale. «Ogni giorno di silenzio pesa come un carico in stiva», si legge in una corposa nota della Filt Cgil Fvg, con tanto di appello per voce del segretario Saša Čulev: «Serve subito un presidente che riapra il confronto su tutte le questioni sospese. Non si può continuare a navigare a vista».

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Trieste. Porto, Molo VII, Foto scattate dal Pacorini Silocaf.

Il dipartimento Porti della Cgil elenca un lungo elenco di criticità: dalle contrattazioni aziendali scadute alle incertezze occupazionali, passando per l’urgenza di un confronto con i grandi player sulle strategie di mercato.

«Molte aziende non hanno ancora rinnovato i contratti di secondo livello – sottolinea Čulev – mentre i grandi operatori si fanno concorrenza spostando i traffici da un terminal all’altro, senza investire nella crescita. È una corsa ai numeri che si traduce in povertà per i lavoratori». Gli effetti sono evidenti su tutto il clima portuale: «Adriafer è in uno stato confusionale che incide su efficienza e sicurezza, le aree della Plt-Hhla sono perennemente congestionate, Porto Trieste servizi è in fermento, l’Agenzia per il lavoro portuale soffre la mancanza cronica di turni, a Trieste Marine Terminal non c’è chiarezza sul futuro».

La lista dei guai non si ferma qui: banchine logore, torri faro non funzionanti, mezzi obsoleti, viabilità interna caotica e condizioni igieniche precarie. «Inutile commemorare con discorsi pieni di retorica chi perse la vita vent’anni fa se poi ogni giorno lavorativo si continua a rischiare», ammonisce la Cgil, insistendo anche per «un confronto chiaro sul traffico di materiale bellico, cui opponiamo l’uso civile, personale e legittimo dello strumento dell’obiezione di coscienza».

Nel mirino del sindacato finisce pure la nuova società Porti d’Italia, voluta dal Mit per ridefinire i rapporti tra Stato e Autorità. «Un modello che potrebbe ridurre le tutele occupazionali e snaturare l’impianto della legge 84/94», dichiara Čulev, che rilancia due richieste centrali: il riconoscimento del lavoro portuale come attività usurante e l’attuazione del Fondo nazionale di accompagnamento all’esodo, previsto dal contratto. «Sono misure che darebbero una risposta concreta sul versante della sicurezza».

A condividere la preoccupazione per lo stallo istituzionale è anche la Fit Cisl, con il segretario Antonio Pittelli, che parla di una situazione di «immobilismo accelerato: ogni passo fermo oggi sono cento passi da rincorrere domani». L’assenza di un presidente, prosegue, «blocca gli investimenti infrastrutturali e rallenta lo sviluppo di un intero sistema regionale. In un contesto geopolitico complesso, dove guerre e nuove rotte commerciali spostano equilibri e traffici, non possiamo permetterci di restare fermi».

Una situazione «che mina anche la sicurezza, perché in porto serve un regista capace di coordinare le aziende e garantire una visione complessiva. Bisogna dunque accelerare sulla nomina del presidente – conclude Pittelli – e dare al porto una guida forte, di visione. Zeno D’Agostino è stato un uomo capace di far crescere lo scalo: ora ci aspettiamo qualcuno che sappia fare ancora meglio».

Sulla stessa linea la Uil. Secondo il segretario confederale Matteo Zorn, «l’assenza di un presidente ha causato un rallentamento significativo delle attività. Nel frattempo, altri porti internazionali, come Capodistria e Fiume, hanno continuato a crescere, sottraendo quote di mercato e provocando un calo stimato del 50% dei traffici container. Va recuperato il tempo perso, per cogliere tra l’altro le nuove opportunità delle rotte direzione India». Zorn evidenzia inoltre l’importanza di «garantire la qualità del lavoro portuale» e avverte: «Sarà fondamentale anche la nomina del segretario generale».

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