Poste, altro giorno di caos File e proteste senza fine
Pesanti rallentamenti del nuovo software, saltati pagamenti e operazioni Ma l’azienda: servizio ripreso regolarmente. Sindacati sul piede di guerra

TRIESTE. Un’altra giornata caotica. Anche ieri negli uffici postali della città è stato difficile - e spesso impossibile - riscuotere pensioni, pagare bollette, effettuare prelievi da libretti e conti correnti. Il blocco telematico iniziato mercoledì primo giugno, data di importanti scadenze per tantissime persone, e causato dall’introduzione del nuovo software Sdp comune a tutte le agenzie, è proseguito inesorabile. Il protrarsi delle difficoltà operative ha scatenato ancora una volta le vibranti proteste della gente (ne riferiamo più ampiamente qui a lato), costretta a lunghe e spesso inutili attese perché i computer hanno continuato a funzionare a singhiozzo, con tempi di lavorazione esasperanti.
La Direzione provinciale di Poste italiane spa si è trincerata dietro il no comment, lasciando a Roma - giacché il problema è nazionale - il compito della comunicazione. In una nota diramata dalla capitale in tarda mattinata si legge che «oggi (ieri, ndr) il servizio negli uffici postali è tornato a riprendere regolarmente, dopo che nei giorni scorsi si sono verificati rallentamenti a causa di problemi tecnici al software centrale. I pensionati che non hanno potuto riscuotere la pensione potranno ricevere il rateo mensile, con le consuete modalità. Poste Italiane si scusa con i cittadini per i disagi provocati».
Scuse che sembrano quasi una presa in giro per le centinaia di triestini che anche ieri mattina si sono trovati davanti a una sorta di diga invalicabile. Solo nelle ore successive negli sportelli aperti con orario prolungato la situazione è sembrata migliorare. Tanto che nel pomeriggio secondo Poste spa l’operatività era «ormai prossima alla completa normalità».
Ma intanto ieri «la situazione è stata la stessa di sabato e dei giorni precedenti – spiega Mirella Iacone, della segreteria provinciale Cgil Poste – con circa la metà delle operazioni che non si sono potute effettuare o completare. Ma c’è un problema anche per i lavoratori degli sportelli – aggiunge Iacone – che si rivolgono a noi perché le ore di straordinario cominciano a diventare tante e all’orizzonte non si vedono soluzioni».
Poste italiane già la scorsa settimana, quando si era delineata la gravità del problema, aveva ufficialmente invitato i dipendenti a sforare il tradizionale orario di lavoro, garantendo il pagamento degli straordinari. Di conseguenza, molti sportelli della città sabato hanno abbassato le saracinesche più tardi e ieri mattina, alla riapertura, gli impiegati si sono ritrovati con le quadrature di sabato da completare. «La Direzione centrale di Roma – sottolinea Alessia Baiz, della Cisl Poste – ha dato disposizioni molto precise ai lavoratori, senza però tener conto del disagio personale provocato dal fatto che gli sportellisti si trovano a fare da prima barriera davanti alla rabbia della gente».
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