Praga sfida la Ue e rilancia la castrazione dei pedofili

Il governo salva le norme “choc” nonostante la condanna del Consiglio d’Europa In dieci anni già novanta criminali hanno accettato di sottoporsi al trattamento
20061106 - PONTEDERA - PISA - CRO - PEDOFILIA: AUMENTO DENUNCE, MAGGIORANZA REATI IN FAMIGLIA. Una immagine simbolica della violenza sui minori. La pedofilia e le violenze sessuali sui minori restano reati in prevalenza 'familiari', anche se Internet ha contribuito ad aumentare le possibilita' di adescamento. E, nonostante lo sforzo delle autorita' di polizia, negli ultimi dieci anni le denunce sono aumentate: un dato che non significa necessariamente un aumento dei reati ma che comunque indica la presenza di un fenomeno tutt'altro che sconfitto, come dimostra l'operazione di oggi condotta dalla squadra mobile di Roma che ha portato all'emissione di 32 ordinanze di custodia cautelare. L'analisi emerge da un convegno sulla pedofilia e sugli altri reati a sfondo sessuale organizzato dalla polizia nella sede della Direzione centrale anticrimine (Dac) cui hanno partecipato esperti del settore, magistrati, poliziotti e psicologi. FRANCO SILVI - ANSA - KRZ
20061106 - PONTEDERA - PISA - CRO - PEDOFILIA: AUMENTO DENUNCE, MAGGIORANZA REATI IN FAMIGLIA. Una immagine simbolica della violenza sui minori. La pedofilia e le violenze sessuali sui minori restano reati in prevalenza 'familiari', anche se Internet ha contribuito ad aumentare le possibilita' di adescamento. E, nonostante lo sforzo delle autorita' di polizia, negli ultimi dieci anni le denunce sono aumentate: un dato che non significa necessariamente un aumento dei reati ma che comunque indica la presenza di un fenomeno tutt'altro che sconfitto, come dimostra l'operazione di oggi condotta dalla squadra mobile di Roma che ha portato all'emissione di 32 ordinanze di custodia cautelare. L'analisi emerge da un convegno sulla pedofilia e sugli altri reati a sfondo sessuale organizzato dalla polizia nella sede della Direzione centrale anticrimine (Dac) cui hanno partecipato esperti del settore, magistrati, poliziotti e psicologi. FRANCO SILVI - ANSA - KRZ

di Stefano Giantin

BELGRADO

Malgrado le critiche internazionali, Praga continua sulla sua strada. Il governo ceco mercoledì ha deciso di non cancellare le norme che permettono la castrazione chirurgica volontaria dei criminali condannati per gravissime violenze sessuali. La pratica «non è una violazione dei diritti umani e in certe circostanze può essere un’alternativa percorribile alla detenzione a vita, inoltre la procedura richiede sempre il consenso» del condannato, ha spiegato Radio Praga, riportando l’opinione espressa dal premier Petr Necas.

I numeri parlano di quasi 90 criminali – dai pedofili ai violentatori seriali - che hanno accettato di essere castrati dal 1998 al 2008 ma negli ultimi anni la pratica si è drasticamente ridotta fino a 2-3 interventi all’anno. L’agenzia di stampa ceca Ctk ha confermato che la castrazione chirurgica rimarrà una possibilità prevista dalla nuova legge sui servizi sanitari, in vigore dal prossimo aprile, ma che le nuove regole prevedono che l’operazione «sia effettuata solo su richiesta del paziente», che il soggetto sia «adeguatamente informato sul trattamento e sugli effetti indesiderati: sterilità, riduzione delle difese immunitarie e aumentati rischi di osteoporosi e obesità». Sarà anche effettuata un’analisi particolareggiata «sull’efficacia del trattamento» rispetto a metodi alternativi, ha illustrato alla stampa il commissario per i diritti umani Monika Simunkova. Il “modello ceco” della castrazione era stato definito nel 2009 dal Consiglio d’Europa (Coe) un trattamento «degradante, irreversibile e mutilante», giustificato dagli esperti cechi con «la bassissima recidività» tra i cosiddetti “trattati”. Il Coe aveva puntato invece il dito sulla scarsa informazione circa le conseguenze della “pulpectomia testicolare” e sul fatto che i pazienti «erano stati parzialmente indotti» a farsi operare «dalla paura di una lunga detenzione», una pressione non accettabile. Ma Praga continua a fare orecchio da mercante. «La nostra organizzazione ha cercato di far abbandonare al governo la pratica. La castrazione chirurgica è offerta ai detenuti quando sono in carcere e non è sicuro che ci sia un consenso informato e libero. E anche se in alcuni Paesi europei la legislazione prevede ancora il trattamento, da anni è praticato solo in Cechia, anche se con numeri ridotti» chiarisce Zuzana Durajova, esperto legale della Lega per i diritti umani di Brno. Una prassi che può tradursi in un trattamento degradante, «se non è certo che la scelta derivi da un consenso informato o piuttosto dalla volontà di uscire dalla detenzione». Ma la battaglia contro la castrazione sembra destinata a fallire. «Non c’è un dibattito pubblico e – confessa Durajova - probabilmente la gente non sarebbe a favore dell’abolizione. In particolare per il modo con cui le persone con problemi psichiatrici sono rappresentate dai media».

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