Processo per la morte in cantiere a Monfalcone: no a 3 richieste di assoluzione
Nel 2017 Sinisa Brankovic precipitò dalla capannetta in costruzione. Il giudice ha rigettato le istanze del pm anche per le quattro aziende coinvolte

Restano all’interno del procedimento tre dei quattro imputati per i quali il pubblico ministero aveva richiesto l’assoluzione con la formula “perché il fatto non sussiste”, come pure viene mantenuta la posizione processuale delle quattro persone giuridiche, la committente Fincantieri Spa, l’affidataria della commessa Fincantieri S.I., l’appaltatrice Giavazzi Spa e la subappaltatrice A.B.L. Srl. Il giudice monocratico Caterina Caputo, nel corso della specifica udienza, ha sciolto la riserva, rigettando pertanto le istanze della pubblica accusa. Con ciò mantenendo invece la riserva rispetto all’allora direttore dello stabilimento di Fincantieri, Roberto Olivari, in assenza, agli atti, della documentazione che ne attesti il ruolo, in qualità di datore di lavoro, all’epoca del fatto contestato.
L’infortunio dell’operaio
Il processo fa riferimento al decesso del 40enne di origini bosniache Sinisa Brankovic, supervisore dell’impresa specializzata A.B.L. Srl, che il 2 marzo 2017 precipitò da un’altezza di 17,5 metri, mentre stava operando sulla sommità della capannetta numero 2, all’interno dell’Edificio 42, nel cantiere navale. Sostanzialmente, il motivo del rigetto da parte del giudice delle richieste del pubblico ministero è legato allo stato “prematuro” dell’istruttoria dibattimentale, ancora alle fasi iniziali e tali da non consentire di poter avere gli opportuni elementi per valutare le rispettive responsabilità o meno in ordine alla vicenda. Dunque rimangono a processo Giuseppe Ampollini, presidente del Cda della Carlo Giavazzi Spa, Mauro Talomona, datore di lavoro designato dalla stessa Giavazzi Spa, ed il preposto alla sicurezza dell’impresa Francesco D’Urso. Il giudice, quindi, si esprimerà sulla posizione di Olivari appunto una volta acquisita agli atti la documentazione attestante il suo ruolo di direttore dello stabilimento navale.
Procedimento per omicidio colposo
Nel procedimento per omicidio colposo erano stati chiamati in causa 13 imputati complessivi, assieme alle quattro società, nell’ambito dei lavori di realizzazione dell’Edificio 42, un capannone ad uso industriale per l’impianto di verniciatura e sabbiatura. All’epoca si trattava di attivare all’interno almeno 2 capannette per questa tipologia di attività per impellenti esigenze produttive. Ma quella mattina del 2 marzo 2017 Sinisa Brankovic, salito in quota nella zona del sottotetto della struttura in costruzione, aveva raggiunto un soppalco metallico in grigliato, per ultimare, secondo quanto ipotizzato dalla Procura, il collegamento di una canalizzazione orizzontale, posta al di sopra rispetto al punto di lavoro degli altri suoi colleghi della squadra operai di A.B.L. Sul piano grigliato si trovavano materiali in deposito e attrezzature da lavoro ed il bosniaco si stava apprestando, sempre in ipotesi, ad ultimare il tratto del canale in questione, quando, non accorgendosi di un’apertura sull’impalcato per l’assenza di un pannello, era caduto precipitando a terra. Sono calendarizzate due udienze, l’11 marzo ed il 25 maggio. Per la prossima udienza è previsto l’ascolto dei lavoratori allora operanti nella struttura, testi del pubblico ministero, che nel procedimento ne ha presentati sei, due lavoratori italiani e quattro bosniaci.
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