Purassanta: Microsoft investe su Trieste

TRIESTE. «Microsoft vuole investire su Trieste. Qui ci sono tutte le risorse per creare un nuovo modello di economia digitale grazie alla presenza di istituzioni scientifiche d’eccellenza come l’Area Science Park»: Carlo Purassanta, delegato per le Pmi di Confindustria digitale, è amministratore delegato di Microsoft Italia. Nell’Area sono una trentina le Pmi e startup che lavorano nel settore informatico: una di queste, Teorema, è da tempo golden partner del colosso di Bill Gates.

Carlo Purassanta, Confindustria Digitale ha scelto Trieste per ospitare la prima tappa del progetto che si propone di aiutare le Pmi a crescere e competere sul digitale. Come si sta sviluppando questo progetto?
Siamo da sempre vicini al mondo universitario e della ricerca e in particolare con l’Area di ricerca triestina che fra l’altro ha un rapporto di collaborazione di lunga data con Microsoft. Elio Catania, presidente di Confindustria Digitale, mi ha affidato il gruppo di lavoro sul settore dell’informatica. Abbiamo così creato “contenuti” digitali per presentarli in una ventina di città italiane, partendo proprio da Trieste. La trasformazione digitale delle piccole e medie imprese e la loro capacità di competere utilizzando le nuove tecnologie di rete rappresentano passaggi cruciali per la ripresa dell’economia italiana.
Di che cosa parliamo quando parliamo di digitalizzazione delle imprese in un Paese che resta arretrato sul piano delle infrastrutture tecnologiche?
É vero che la nostra spesa tecnologica è più bassa rispetto ad altri Paesi. La quota di aziende italiane che vendono i loro prodotti attraverso l’e-commerce, con i servizi di Amazon e Poste Italiane, resta inferiore rispetto alla media europea. Bisogna capire che le nostre piccole e medie imprese, da sempre proiettate sui mercati esteri, possono internazionalizzare ulteriormente il business attraverso il web. In Usa, Germania e Cina l’economia digitale ha creato 6,2 milioni di posti di lavoro, un effetto replicabile in tutte le altre economie del mondo.
Come possono svilupparsi ricerca e innovazione sul territorio?
Un tempo bastava un semplice laboratorio. Oggi è un processo complesso di collaborazione multidisciplinare che deve interagire con l’università e il pubblico. In un mondo così concepito bisogna capire che per creare innovazione bisogna fare sistema. La Silicon Valley è nata dalla presenza di due importanti università, da un utilizzo sapiente dei fondi pubblici e dal lavoro di molti giovani di talento.
L’Area di Ricerca e il sistema scientifico triestino corrispondono a questo modello di sviluppo?
Certamente. A Trieste istituzioni scientifiche d’eccellenza come l’Area di ricerca convivono con importanti realtà finanziarie e industriali globali come Generali e Fincantieri e marchi conosciuti nel mondo come illycaffè. Ci sono tutte le risorse per creare un nuovo modello di sviluppo. In città ho conosciuto molti giovani talenti che stanno avviando progetti di startup. É importante anche il ruolo pubblico: la Regione guidata da Debora Serracchiani ha la volontà politica di avviare piani di sviluppo in una regione come il Friuli Venezia Giulia fra le più dinamiche in Italia. Ci sono tutte le premesse per riuscire. A patto che si superino resistenze e campanilismi.
Trieste come la Silicon Valley: ma come attirare nuovi talenti?
Trieste è la città italiana più europea, creativa e innovativa. Qui ho incontrato validi ricercatori che dopo avere lavorato nella Silicon Valley sono tornati a Trieste.
Le qualità triestine secondo il capo di Microsoft Italia?
Senso civico, disciplina, rispetto verso gli altri. Ecco perchè Microsoft ha deciso di investire qui. Guardiamo anche ad altre regioni che stanno correndo come la Puglia. Ma una sana competizione è positiva.
L’Italia però sconta un ritardo di competitività..
Mancano nuove specializzazioni. In Italia la politica industriale è molto legata alle scelte che vengono fatte dalle singole regioni. Servirebbe invece una politica industriale nazionale che sappia individuare le industrie del futuro e i parchi scientifici da promuovere e valorizzare.
In quale modo l’economia digitale potrà garantire crescita, sviluppo e fatturato in una città come Trieste?
Le aziende triestine devono fare ricerca in sinergia con il parco scientifico e con l’università. Bisogna creare un ecosistema dinamico in grado di trasformare la ricerca in importanti progetti industriali. Coniugare il lavoro dei ricercatori con la voglia di investire delle aziende. Ne parlavo in questi giorni con il direttore generale di Area Science Park Stefano Casaleggi che mi ha illustrato una serie di progetti che possono diventare business.
Con l’economia digitale si esce dalla crisi?
Secondo uno studio 2013 di Microsoft-Boston Consulting le aziende italiane più tecnologiche sono cresciute in termini di fatturato (+13% nel periodo 2010-2012) e occupazione (+10% nel 2010-2013) più di quelle a basso investimento tecnologico. Quelle che utilizzano il cloud hanno registrato aumenti di fatturato del 12% rispetto a quelle che non lo usano. L’occupazione è cresciuta del 9%. Io dico sempre alle aziende che devono assumere un giovane nativo digitale e nominarlo chief digital officer per aprire nuovi mercati nel digitale. É vero che mancano giovani esperti in tecnologia ma basta saperli cercare. Bisogna ritrovare lo spirito imprenditoriale degli anni Cinquanta e Sessanta e reinventare il modo di vendere prodotti e servizi. Apple, Microsoft, Ibm, Hp esistono da anni e si sono reinventate accanto alle nuove startup industriali.
Marchi importanti della new economy sono però spariti dal mercato..
Un’azienda deve sapersi reinventare oppure muore. Il ministro Padoan nel 2009 ha fatto uno studio in cui è scientificamente dimostra che le aziende che sono uscite rafforzare dalla crisi sono quelle che hanno saputo investire in tecnologia e innovazione.
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