Quattro anni e mezzo per aver incendiato «La Voce della Luna»

Quattro anni e sei mesi.
È questa la condanna inflitta a Serdo Dekovic, 37 anni, ritenuto dal giudice Marco Casavecchia unico responsabile del rogo che il 14 giugno del 2008 ha distrutto la «Voce della Luna» di Barcola. Era anche accusato di incendio doloso, minacce e tentativi di estorsione nei confronti del titolare del locale, Marcello Di Finizio. Dekovic era difeso dall’avvocato Marina Rizzi.
Di Finizio si è costituito civilmente con l’avvocato Claudio Bragaglia. È stato assolto con formula piena l’altro imputato: Enrico Di Pierro, 21 anni che era difeso dall’avvocato Marco Fazzini.
Il pm Lucia Baldovin ha chiesto nella sua requisitoria, la condanna a 4 anni per Serdo Dekovic, mentre per Di Pierro 2 anni e 6 mesi per l’accusa di esorsione e l’assoluzione per l’altro capo di imputazione. A salvare Di Pierro è stata di fatto la perizia d’ufficio effettuata sui tre foglietti di rivendicazione dell'incendio che ha smentito quella del consulente del pm Lucia Baldovin e riproposto motivatamente l’innocenza del giovane che era entrato nell'indagine come semplice testimone del rogo e che poi invece in poco tempo si è trovato nello scomodo ruolo di imputato di incendio doloso e tentata estorsione.
Il locale era stato incendiato per ripicca: il titolare non aveva versato a Serdo Dekovic i 300 euro pattuiti per una riparazione effettuata nel bagno. In questo nel corso delle varie udienze che si sono succedute, ma anche nell’istruttoria, sono sempre stati concordi sia gli investigatori dei carabinieri, sia quelli della squadra mobile che hanno lavorato assieme nella difficile inchiesta. Secondo la perizia l'edificio della «Voce della luna» è stato incendiato usando un paio di litri di un idrocarburo non bene identificato. Benzina, benzolo, toluene.
«Ho visto un uomo con una giacca a vento rossa», aveva affermato la principale testimone, ma non aveva aggiunto altro. A parere dei difensori se avesse vista una bottiglia o una piccola tanica non avrebbe potuto non riferirne.
Il locale era stato presidiato dai carabinieri fino alle 5.30 del mattino: poi i militari se ne erano andati e Marcello Di Finizio aveva iniziato il proprio turno di guardia. Ma si era invece addormentato e poco dopo, alle 7.09 erano divampate le fiamme. Dekovic si è sempre professato innocente.
Smontato parzialmente il principale elemento a sostegno dell’accusa: uno screzio tra Dekovic e Di Finizio che era avvenuto nel marzo del 2007, più di un anno prima del rogo. Quel giorno Di Finizio lo aveva messo alla porta per alcuni danni provocati durante un intervento di manutenzione. Poi, ai primi di giugno del 2008, c’era stata un’incursione vandalica nel locale ed erano arrivati al titolare i biglietti con le minacce. Minacce che pradossalmente sarebbero arrivate tre giorni dopo il rogo e precisamente il 17 giugno, quando ormai il locale era stato completamente distrutto.
I due accusati avrebbero minacciato, come riporta il pm nei capi d'imputazione, di bruciare la vettura di una terza persona se Di Finizio se non avesse consegnato loro la somma di 350 euro. Dopo quindici giorni, il 23 giugno, ci sarebbe stato un altro misterioso episodio di minacce nel confronti della sorella di Di Finzio in cui Dekovic e Di Pierro avevano chiesto allo stesso Di Finizio di consegnare a loro la somma di 5mila euro senza riuscire nell'intento. Episodi questi che - evidentemente - non hanno nulla a che fare con il locale che era stato distrutto in precedenza.
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