Quel viaggio nella poesia con Pierluigi Cappello sulla Barca di Babele
Era una sera calda d'estate di anni fa e mi trovavo a Tricesimo, con il mio amico poeta Pierluigi Cappello. Il caldo afoso di quei giorni ci spinse subito ad uscire per ritrovarci accerchiati ben...

Era una sera calda d'estate di anni fa e mi trovavo a Tricesimo, con il mio amico poeta Pierluigi Cappello. Il caldo afoso di quei giorni ci spinse subito ad uscire per ritrovarci accerchiati ben presto dall’oscurità dei campi, in una sagra paesana, dove, tra una birra e la musica sempre troppo forte, ci eravamo messi a discutere di poesia. E, soprattutto, della poesia della regione in cui viviamo. Avevamo notato, da tempo, che i nostri autori erano molto apprezzati nel resto d'Italia ma, di fatto, sconosciuti o quasi nella terra in cui sono nati. La sensazione era che non vi fosse un grande interesse a livello istituzionale a far conoscere la poesia (ma quando c'è stato?) e, quindi, le tante letture che venivano fatte in giro erano, in gran parte, organizzate dagli stessi autori o da disinteressati amanti della poesia. E, spesso, a proprie spese. Letture che si tenevano ai Colonos a Villacaccia, al Miela di Trieste come alla libreria Equilibri a Gorizia, a Pordenone come in minuscoli paesini della Bassa, con autori anche importanti, importantissimi a volte, assieme ad altri nuovi, sconosciuti o quasi. Ma non per questo meno degni d'attenzione. Pierluigi l'ho conosciuto in una di queste occasioni, in una serata organizzata da Alberto Garlini nella suggestiva ex Amideria Chiozza a Ruda; e fu, com'è logico che fosse, una cosa bella ed inaspettata. C'erano allora in regione, a differenza di oggi, anche diverse ed interessanti riviste di poesia in cui si facevano conoscere, assieme ad altri già noti italiani e stranieri, i nuovi poeti. Ma si trattava pur sempre, a parte rare eccezioni, di un movimento sotterraneo, privo dei finanziamenti, anche notevoli, che venivano erogati in occasione di spettacoli teatrali, concerti, mostre d'arte. Quella sera, parlando di quanto fosse poco conosciuta questa nostra poesia, ci venne allora l'idea di creare una collana per far conoscere le tante voci della nostra regione, con poeti che scrivevano in italiano, friulano, bisiàc, triestino accompagnati dalle prefazioni di importanti critici nazionali e dalle immagini di grandi pittori, scultori, illustratori. Nacque così nel 1999, grazie all'appoggio fondamentale del circolo culturale di Meduno e di altre associazioni, la Barca di Babele, una collana di poesia, uno dei più significativi contributi alla cultura italiana degli ultimi decenni. L'incontro con Pierluigi, la sua fede in ciò che nasce senza secondi fini per creare con i nostri gesti e pensieri una dimora alla bellezza nel mondo, si traduceva in tanti piccoli o grandi miracoli. La vita aveva tolto a Pierluigi tutto, o quasi, ma non la voce per cantarla, nel modo più limpido. Non cedendo mai alla tentazione del lamento ma tentando sempre uno “scarto”, come ripeteva spesso, capace di superare la banalizzazione in cui i media, le nostre pigrizie mentali imprigionano il mistero della realtà. Per contemplarla nella sua essenza più profonda, con gli occhi, pieni di intatto stupore, del bambino che cercava di immaginare il suono della neve.
*poeta
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