Quella borraccia fra Bartali e Coppi per insegnare il fair play dentro e fuori dal campo
La correttezza e la lealtà nella pratica sportiva, cioè il Fair Play, si basa su un principio semplice e, almeno all’apparenza, scontato: «Accetto di essere sconfitto da uno più forte di me». Eppure metterlo in pratica non è sempre facile, sia dentro che fuori dai campi di gioco, e anche i mass media svolgono un ruolo non indifferente perché questo principio non venga mai messo in discussione nella nostra cultura sportiva. L’argomento è stato dibattuto nel corso dell’incontro organizzato dal Panathlon di Gorizia, dedicato al tema “Il Fair Play tra luci e ombre: meriti e responsabilità della stampa”, relatore il giornalista Umberto Sarcinelli, panathleta e socio dell’Unione stampa sportiva italiana. Presentato dalla presidente, Michela Sanzin, il relatore è partito dall’enunciazione di quel semplice principio per sancire il quale, tuttavia, è stato necessario un lungo percorso culturale. «Dire giornalista sportivo, spesso, era sinonimo di intellettuale» ha evidenziato Sarcinelli citando Brera, Arpino, Buzzati, Zavoli, ma altrettanto spesso (e sempre più nei tempi recenti) nei cronisti difettano studio, applicazione e passione. Il relatore ha illustrato la Carta del Fair Play e lo statuto del Panathlon International, associazione da sempre in prima linea nell'opera di diffusione dei concetti di correttezza e lealtà nello Sport, dimostrando che «il Fair Play dev’essere prima di tutto una filosofia di vita». Sono stati numerosi gli esempi di correttezza proposti dalla storia di ogni sport ed evidenziati con efficacia dal relatore. Su uno, in particolare, si è soffermato Sarcinelli: lo scambio di borraccia tra Bartali e Coppi sulle strade del Tour de France del 1952. Una foto - ha sottolineato - che oggi in tempi di internet verrebbe definita “virale”, diventata l’immagine più simbolica del Fair Play. Un gesto, in realtà, piuttosto usuale tra i due ciclisti che, seppur rivali nel momento agonistico, gareggiavano con grande lealtà. Un gesto, tuttavia, mai “catturato” in un’immagine. Durante la tappa di quel Tour che arrivava a Losanna un testimone se ne accorse, ma nessuno lo fotografò. Avvertito dell’episodio, un reporter dell’Agenzia Omega convinse i due campioni a ripeterlo il giorno successivo nella tappa Losanna- Alpe d'Huez durante l’ascesa al Galibier: e fu uno “scatto” destinato a diventare più che famoso. Proprio per garantire la medesima correttezza anche nel riferire gli eventi sportivi l’Ussi ha elaborato un decalogo, nel quale sono fissate le linee di comportamento necessarie per garantire equilibrio nelle cronache e nei commenti. Non si tratta solo di mettere in guardia da “tentazioni” illecite o anche da semplici amicizie che possano allontanare il cronista dall'obbligo di raccontare i fatti secondo verità, ma soprattutto di garantire il rispetto dei molti ragazzi che si impegnano nella pratica sportiva.
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