Querin: «Costretto a chiudere per ora la mia azienda in Cina»

L’imprenditore isontino ha una fabbrica a Suzhou. Doveva ripartire a fine  mese per lo Jangsu: «C’è grande preoccupazione. Cinesi grandi lavoratori»
Bumbaca Gorizia Armando Querin incontra i sindaci © Foto di Roberto Coco
Bumbaca Gorizia Armando Querin incontra i sindaci © Foto di Roberto Coco



Dalla Cina è rientrato l'8 dicembre scorso. Aveva programmato un altro viaggio il 28 febbraio ma alla luce di quanto sta accadendo con l’epidemia di Corona virus , non sa se il volo sarà possibile. Armando Querin, imprenditore di Ronchi dei Legionari, in Cina lavora ormai da anni con grandi soddisfazioni e grandi risultati. È fondatore del gruppo Metal Services, costituito da società operanti in Italia (Metal Services, Ndt Services srl ed M.s. International srl a Ronchi dei Legionari, Lab.Met srl a Maniago) e che opera nel settore dei test di qualità e resistenza di materiali provenienti da processi di produzione finiti o in stadi intermedi, ma anche di opere infrastrutturali e di certificazioni di qualità.

Ha fondato, nel 2003, la Suzhou Metal Services Co. a Suzhou, città cinese che si trova nella provincia dello Jiangsu, lungo la riva del Fiume Azzurro e sulle sponde del lago Taihu. Siamo a circa 600 chilometri da Wuhan dove il potente virus è nato. Segue con grande preoccupazione l'evolversi della situazione ed è in continuo contatto con i suoi referenti cinesi.

«Anche la mia azienda, al momento è chiusa – racconta - e così tutto il personale è rinchiuso in casa, in attesa di disposizioni. Coloro i quali dovevano poi rientrare nella città d'origine per il capodanno cinese hanno annullato il loro viaggio ed oggi, anche laggiù, si vive una situazione di grande preoccupazione ed attesa». Querin ha sempre parlato dei cinesi come un popolo di grande lavoratori. «Sono sicuro che quando l'emergenza sarà finita – prosegue l'imprenditore ronchese – si recupererà il tempo perduto, lavorando anche la domenica. Ma, per il momento, non possiamo che aspettare e stare con il fiato sospeso. Forse, agli inizi, il governo cinese ha sottovalutato, ma non appena si è messo in moto la mobilitazione è stata totale. Massiccia e precisa».

Querin tornerà in Cina, non c'è dubbio. Nella lontana nazione asiatica il suo businnes sta andando a gonfie vele. Non per altro egli, lo scorso anno, è stato insignito del premio “China Awards 2019”, promosso dalla Fondazione Italia-Cina. Preoccupazione ma non allarmismo sono i sentimenti che lo pervadono oggi. «Non c'è alcun senso ad essere drastici – aggiunge – anche se tutte le precauzioni e gli accorgimenti opportuni debbano essere affrontati. Mi riferisco a coloro i quali sono tornati dalla Cina nei giorni scorsi e, ad esempio, prima di arrivare all'aeroporto di Ronchi dei Legionari hanno affrontato lo scalo negli hub internazionali di Monaco di Baviera o Fiumicino. Qui si che tutto va trattato in modo scrupoloso e rigido, ricostruendo l'iter che ha interessato i viaggiatori, cinesi o non». Laureatosi in ingegneria meccanica, ha lavorato prima in Fincantieri, poi alla Eaton, quando era un'azienda con qualcosa come 400 dipendenti ed un profitto del 30% dopo aver pagato le tasse, poi per un imprenditore padovano per cui ha creato azienda negli Stati Uniti e in Cina. E' così che è nato il legame con quella lontana nazione. Legame ben stretto, forte e improntato su un disegno industriale ben preciso e scrupoloso che ha tutte le intenzioni di non mollare. —



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