Recuperata sui fondali del golfo una tonnellata di reti “fantasma”

TRIESTE Cinque reti “fantasma”, per una tonnellata di peso e circa 3 km di lunghezza, adagiate sui fondali di Trieste e in particolare di Grado: è questo il “bottino” che ha rintracciato il Primo Nucleo subacquei della Guardia costiera di San Benedetto del Tronto nel corso di questa settimana.
Sei operatori provenienti dal comune marchigiano si sono focalizzati soprattutto su questa attività, avviata per la prima volta in Fvg, nell’ambito di un’operazione condotta a livello nazionale dal Comando generale del Corpo delle Capitanerie a tutela dell’ecosistema marino. ll materiale è già stato destinato allo smaltimento come rifiuto speciale a opera dei Comuni delle due città. L’attività proseguirà nei prossimi mesi anche nelle altre aree della regione.
Per quanto riguarda Grado, dove a un miglio e mezzo dall’imboccatura del porto sono state tirate su quattro reti, sono state le unità di diving private a segnalare alla Capitaneria locale i possibili luoghi in cui trovare il materiale da pesca. Il recupero di una rete inoltre, a causa della pesantezza dovuta pure ai piombi presenti, è stato effettuato grazie al verricello di un peschereccio. A Trieste invece il campanello d’allarme è stato lanciato dall’Area Marina protetta di Miramare, vicino alla quale sono stati trovati quattro spezzoni di rete di circa 5-6 metri quadrati. Nonostante sia difficile stabilire da quanto tempo permanessero in mare, si può affermare che le reti risalgono comunque a tempi recenti: in alcune infatti è stato trovato anche del pesce incagliato.
«Queste reti rappresentano delle vere e proprie trappole per i pesci - ha sottolineato il capitano di Corvetta Gianni Dessì, che dirige il nucleo -, perché con il moto della corrente sottomarina si aprono e si chiudono, oltre a costituire parte dell’inquinamento marino dei fondali». Il materiale da pesca rintracciato, in quantità maggiore di quanto inizialmente preventivato, in queste zone viene di solito perso accidentalmente dai pescatori. «Qui si capisce che il fenomeno della pesca abusiva è molto limitato rispetto ad altre aree – ha evidenziato Dessì -, dove si trovano per esempio le “spadare” (che sono illegali, ndr)».
Per quanto riguarda l’operazione “Mare sicuro 2020” (avviata a giungo e conclusasi a metà settembre), ieri è stato inoltre diffuso il bilancio consuntivo dell’attività, che riguarda l’intera regione. Sono stati effettuati più di 11.582 controlli e rilevate un centinaio di infrazioni (quindi meno di un controllo su 100). Di queste, 102 sono illeciti amministrativi e quattro illeciti penali (ambiente, sicurezza della navigazione e demanio). Sono state infine soccorse 120 persone e 41 unità navali.
«A fronte anche di una nostra presenza costante che funge da deterrente – ha commentato Vincenzo Vitale, comandante della Capitaneria di porto di Trieste -, abbiamo riscontrato una coscienza civica e una cultura marittima molto elevate. E questo vuol dire sicurezza. Con i comuni costieri lavorerò questo inverno per perfezionare e aumentare i presìdi sul fronte balneazione». —
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