Resta in cella la madre del bambino ucciso

POLA. Il giudice istruttore del Tribunale regionale ha disposto il carcere preventivo di un mese nei confronti della 32.enne Chiara Pasic, sospettata di aver ucciso il figlioletto di soli tre anni, e della ragazzina quattordicenne denunciata per complicità nell’omicidio. La donna rischia fino a 40 anni di carcere; la ragazza, essendo minorenne, rischia fino a tre anni di misure rieducative. Il provvedimento è stato adottato principalmente per il pericolo che possano intralciare l'inchiesta. Interrogato e rilasciato invece l'uomo di 29 anni residente a Vincural (alla periferia di Pola) denunciato per omissione di denuncia dell' omicidio. In altre parole l'uomo avrebbe saputo dell'assassinio e anziché chiamare la polizia avrebbe aiutato la donna e la ragazzina nel tentativo di occultare i fatti.
Restano ora due interrogativi aperti su questa vicenda senza precedenti in Istria. Il primo riguarda le cause della morte del bambino: la risposta arriverà a breve dall'autopsia. Le fonti ufficiose parlano di strangolamento, visti gli evidenti lividi sul collo del piccolo. E poi c'è il movente: cosa potrebbe spingere una madre a pianificare l'uccisione del proprio figlioletto? Secondo alcuni media croati la donna aveva pianificato di trasferirsi nuovamente in Macedonia, da dove era tornata da poco, e il bambino le sarebbe stato di intralcio. Da qui l'idea di eliminarlo maturata con l'amica 14.enne che, come risulta dalle indagini della polizia, aveva trovato rifugio dalla Pasic dopo essere scappata una decina di giorni fa dall’istituto di rieducazione minorile a Pola. Sempre stando alla polizia, compiuto il delitto in casa della donna la sera del 23 maggio, le donne avrebbero tentato di sbarazzarsi del cadavere portandolo nel mare di Vallelunga nel settore nord del bacino portuale, vicino a una caserma abbandonata dell'ex armata popolare jugoslava. La sera stessa, intorno alle 00.30, Chiara Pasic si è recata alla polizia denunciando la scomparsa del piccolo, evidentemente nel tentativo di inquinare le indagini. La mattina dopo è stata lei stessa ad accompagnare gli agenti nel punto in cui aveva buttato in mare il piccino, trovato su un fondale bassissimo a due passi dalla costa. Secondo i vicini di casa la madre maltrattava il bambino, anche se ne nessuno ha mai pensato di avvertire la polizia o i servizi sociali.
E nelle ultime ore è emerso un fatto: alcune persone hanno scritto al quotidiano Jutarnji List di aver riconosciuto la donna dalla foto pubblicata sulla stampa. «Era molto attiva sui siti per incontri hard», hanno raccontato, cosa che darebbe spiegazione alle frequenti visite di uomini che riceveva in casa. La donna in età giovanile aveva avuto problemi di droga: era fuggita in Macedonia per non farsi curare come avrebbero voluto i genitori. Lì aveva sposato un uomo - da cui si era poi separata - dal quale aveva avuto il bimbo. (p.r.)
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