Restauro del Rossetti: Comune condannato a pagare 857mila euro

La battaglia legale è stata combattuta per dieci anni esatti. E adesso, in base alla sentenza d’Appello, il Comune ha deciso di deporre le armi. Via libera al pagamento di 857mila 700 euro: si chiude per sempre - almeno da parte del Municipio - la lunghissima vicenda giudiziaria innescata dalla ristrutturazione del Politeama Rossetti. Una vicenda che al termine di un tentativo di composizione bonaria ben presto naufragato vide l’impresa, vincitrice a fine anni Novanta della gara d’appalto per i lavori, citare nel 2001 in sede civile il Comune chiedendo un risarcimento per «i maggiori oneri sostenuti».
Storia infinita, si diceva. I poderosi lavori di ristrutturazione del Politeama - inaugurato nel 1878 e restaurato una prima volta nel 1928 da Umberto Nordio - iniziarono nel luglio del 1999, ai tempi della giunta guidata da Riccardo Illy, per un costo previsto in oltre sette miliardi di lire finanziati dalla Regione ai quali il Comune aggiungeva un altro miliardo e mezzo di lire a copertura di eventuali imprevisti. Nel tempo all’opera, viste le problematiche emerse in fase di cantiere, furono apportate delle varianti che contribuirono ad avviare il contenzioso giacché l’impresa - la “Costruzioni ing. Renzo Nostini” di Roma, poi in fallimento dal 2002 - iniziò a iscrivere delle riserve contabili. Che a operazione ultimata, nel 2001, ammontavano al cospicuo numero di 55 per un importo complessivo vicino ai 12 miliardi di lire. Di qui, appunto, il via al contenzioso sui pagamenti in merito a un teatro sul quale comunque la giunta Dipiazza, insediatasi in Municipio nel 2001, dovette investire un altro bel mucchio di soldi. Ancora nel 2006, tanto per citare, fu deliberata una spesa di 227mila euro per rivedere l’impermeabilizzazione del tetto. Tanto che oggi il consigliere comunale Pdl Piero Camber sentenzia che «nella vicenda della ristrutturazione del Rossetti, la fretta in vista dell’inaugurazione del 2001 fu una cattiva consigliera».
Risale al marzo del 2007 la sentenza pronunciata dai giudici civili di primo grado. Una doccia fredda per il Comune: riconoscendo sostanzialmente valido l’importo calcolato dal consulente tecnico d’ufficio, i giudici condannavano il Municipio a pagare 3 milioni 802mila euro oltre a interessi legali e spese di lite.
Ma la battaglia proseguì: il Municipio - anche sulla scorta del parere legale richiesto agli avvocati Giovanni Gabrielli e Antonia D’Amico - impugnò la sentenza. Altri quattro anni e mezzo, e infine lo scorso novembre la Corte d’appello ha emesso il nuovo verdetto. Che riduce di parecchio la cifra a favore del Fallimento Nostini portandola a 729mila euro più spese accessorie, per un totale appunto di 857mila 700 euro.
La sentenza, come precisa l’avvocato del Comune Maria Serena Giraldi, è esecutiva: bisogna pagare. E l’esecutivo Cosolini vuole ora chiudere la vicenda: niente ricorso in Cassazione (che però non può ancora essere escluso da parte del curatore fallimentare della Nostini). «La giunta - spiega l’assessore ai lavori pubblici Elena Marchigiani - ha deciso di non procedere ulteriormente, vista anche la cospicua diminuzione dell’importo dovuto, per non esporre l’amministrazione a ulteriori spese legate al contenzioso».
La delibera consiliare che dispone di riconoscere il debito fuori bilancio - per il quale già sotto la giunta Dipiazza furono accantonate le necessarie risorse - è stata da poco portata in commissione e andrà in aula domani. A voler chiudere l’annosa vicenda del “teatro con le stelle”.
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