Riapre la grotta Valentina abitata già nel Paleolitico

Eccezionalmente schiude al pubblico i suoi antri cavernosi la Grotta Valentina di Visogliano, nel Comune di Duino Aurisina. Per l'occasione i promotori dell'iniziativa, cioè i volontari del Gruppo speleologico San Giusto, apriranno la cavità e la illumineranno completamente, come riferisce l'esperto Furio Premiani, con due generatori di corrente. L'appuntamento è fissato il domani e domenica. Per il bis dovranno passare almeno quattro mesi (20 e 21 settembre). La grotta, interdetta al pubblico, si trova sotto il campo di calcio di Visogliano ed è una cavità tutelata da apposita legge regionale: normalmente risulta chiusa da una porticina in ferro per preservarne l'integrità da vandalismi. La si può visitare solo durante specifici appuntamenti didattici, quando gli spazi vengono aperti per accogliere i ragazzi delle scuole primarie e secondarie.
La Valentina è infatti un ambito, come ricorda Premiani – che per l'età ormai si dedica prevalentemente alla didattica, “per trasferire ai giovani l'entusiasmo per le grotte” -, particolarmente adatto a spiegare agli studenti come questi cunicoli venissero utilizzati dagli uomini preistorici. E non solo, molto più tardi, dall'esercito asburgico per un “riparo dai bombardamenti delle truppe italiane durante la Prima guerra”. Gli aspetti maggiormente affascinanti della Valentina si concentrano tuttavia negli scenari più inediti e remoti.
«Ritorniamo indietro di 450mila anni – racconta Premiani - quando un cacciatore del Paleolitico inferiore, il primo abitante conosciuto del Carso, decise di vivere in una grotta di questa zona, il Riparo di Visogliano, a più o meno 800 metri di distanza dalla Valentina. All'epoca la zona era un meraviglioso pascolo di rinoceronti ed elefanti nei periodi caldi e di buoi primigeni, cervi giganti e cavalli in quelli più freddi, frequentata pure da predatori come leoni, iene e leopardi. Un paesaggio dunque estremamente diverso da oggi. Il tempo scorre ed è arrivata anche l'Era glaciale e con lei l'uomo di Neanderthal – prosegue -, possente cacciatore del Paleolitico medio che ha "trovato casa" nella grotta Pocala a 800 metri a nord della Valentina, un'area di pascolo degli orsi delle caverne. È solo al termine di quell'era, circa 10mila anni fa, che arriva finalmente l'uomo moderno, scopre le bellezze della zona e fonda un'importantissima colonia Mesolitica nella grotta Azzurra, anche questa a un migliaio di metri dalla nostrana cavità».
«Siamo arrivati così a 7mila anni da oggi – chiarisce il volontario -: gli abitanti dell'Azzurra si sono moltiplicati ed evoluti da cacciatori-raccoglitori ad agricoltori e allevatori. Scoprono la Valentina, che custodisce una risorsa inesauribile d'acqua e decidono di coltivarne la dolina. A testimoniare la loro presenza nella grotta i cocci di antiche ceramiche rinvenute dagli speleologi, i resti dei loro pasti e un'ascia in pietra verde per il disboscamento della dolina». Fin qui l'età antica.
«Dopo un lungo oblio – così Premiani – il salto temporale ci porta allo scoppio della Prima guerra, quando l'ingresso della grotta viene trasformato dagli austriaci in un rifugio dai bombardamenti delle truppe italiane. Nel 1988 un nostro socio spinto da curiosità e intuizione, caratteristiche degli speleologi, nel rimuovere alcune pietre messe dagli austriaci per rendere più confortevole la cavernetta scopre il vecchio passaggio che conduceva al resto della cavità. La grotta si rivela da subito finemente concrezionata da incrostazioni calcitiche tali da suggerirne la chiusura con una botola, per salvaguardare il grande patrimonio naturale». Lo scopritore, affascinato dalla bellezza della grotta, la battezza col nome della sua amata, Valentina appunto.
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