Riconversione a gas e città del futuro La centrale di A2A fa saltare gli schemi

Nell’anno delle elezioni comunali destra e sinistra si confrontano e trovano la sintesi su un unico punto: «Non c’è solo l’industria» 
Laura Blasich

IL DIBATTITO



A pochi mesi dal voto delle comunali, il progetto di riconversione a gas della centrale termoelettrica fa saltare gli schemi. Almeno in parte. Le convergenze tra la posizione del sindaco Anna Cisint con la sua maggioranza e quella del Pd cittadino non mancano, a iniziare dal no alle fonti fossili per proseguire il sostegno allo sviluppo della portualità nel sito dell’impianto, scartato invece da La Sinistra, Movimento 5 Stelle, La nostra città e l’ex grillina Elisabetta Maccarini. L’intera opposizione è orientata all’alternativa a una prosecuzione della produzione energetica in centro, con la sola eccezione dell’esponente di Art. 1-Mdp Omar Greco, che si appella a pragmatismo e stato delle cose.

Su un punto tutte le forze politiche presenti in aula sono d’accordo: il futuro di Monfalcone non può essere solo industriale, perché il prezzo pagato dalla salute dei cittadini e dall’ambiente è già stato drammatico. Tra le ipotesi alternative, che vanno dalla portualità al polo nautico, dall’innovazione al turismo, passando per Carso, arte, storia, c’è anche chi suggerisce, come Maurizio Bon, consigliere ex Pensionati (il cui capogruppo Antonio De Lieto non ha risposto), di considerare il camino dell’attuale centrale come un’opportunità eccezionale del territorio, mentre Furfaro invita a ricordarsi che Monfalcone è sede di un santuario (quello della Beata Vergine della Marcelliana). Tutto il centrosinistra evidenzia compatto invece la discrasia tra la posizione assunta dall’amministrazione comunale e quella della Regione a traino leghista, ma l’attacco frontale al sindaco Cisint, anche rispetto al «mancato dialogo con la proprietà», lo sferra il forzista ed ex vicesindaco Giuseppe Nicoli. L’unico, assieme a Greco (e a Bon), a sostenere il progetto di riconversione, restando fedele, come sottolinea lo stesso Nicoli, alla linea del governatore Fedriga.

Tutta la maggioranza, compresa Suzana Kulier di Progetto Fvg e Ciro Del Pizzo di Cisint sindaco (che non entrano nel merito delle questioni), boccia invece il nuovo impianto per il possibile impatto su ambiente e salute. «La nuova centrale inoltre sta in piedi solo perché ci sono interessi finanziari legati ai contributi statali – dice la capogruppo della Lega, Giuliana Garimberti –, non al fabbisogno energetico, che nei casi di punta potrebbe essere soddisfatto con altre modalità percorribili senza gravare il centro cittadino di questo ennesimo vulnus. Una centrale che triplica l’attuale produzione di CO2, con poche decine di occupati, in questo contesto diventa un elemento di svantaggio in una realtà che sta rinnovando se stessa». E la capogruppo del Pd Lucia Giurissa sottolinea come «il sito inserito all’interno del perimetro urbano, secondo il principio di precauzione, non dovrebbe più essere un centro di produzione di energia, spingendo invece su ricerca e innovazione tecnologica». Giurissa, con Francesco Volante di Monfalcone responsabile, è l’unico capogruppo che affronta in modo diretto il tema della proprietà, privata, dell’area. «Il parere favorevole della Regione all’Aua e la mancata convocazione del “tavolo di confronto”, invocato invano dalla giunta Cisint – osserva la dem –, non danno buone chanche alla città di voltare pagina». —



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