Ricordata la leggenda di Munari-Mannucci

“L’incredibile corsa” ricorda la vittoria della coppia al Rally di Montecarlo 1972 con la Lancia Fulvia
«Un libro di uomini, di famiglie, di persone, non un libro di macchine e motori».


È questo, per definizione del suo stesso autore, il giornalista Mattia Losi, “L’incredibile corsa–Una storia vera diventata leggenda”. La corsa, la storia e la leggenda sono quelle di Sandro Munari e Mario Mannucci, trionfatori del rally di Montecarlo del 1972, e il libro è quello presentato l’altra sera a Gorizia nella sede dell’Aci. Non un caso, visto che proprio il Club isontino, attraverso la presidente e il vicepresidente Cristina Pagliara e Giovanni Farolfi, e al direttore Marco Mirandola, da tempo presta grande attenzione allo sport dei motori, e alla diffusione dei suoi valori. Quale migliore occasione, dunque, di una presentazione che ha dato la possibilità di raccontare una grande storia di uomini legata ai motori? Raccontarla a tutti: a chi in quel 1972 c’era, ed ha ricordi forti e emozionanti, e a chi allora non c’era ancora, ma della leggenda della coppia Munari-Mannucci ha sentito quantomeno parlare. «Per noi, questo è un momento estremamente importante – ha detto Cristina Pagliara, parlando di fronte ad una sala affollatissima, a fianco, tra gli altri, al vicesindaco di Gorizia Stefano Ceretta –: cerchiamo di fare qualcosa di buono per lo sport e per il nostro territorio, e una serata come questa ci rende orgogliosi».


Alla presentazione hanno preso parte anche Ariella Mannucci, moglie di Mario, scomparso nel 2011, il figlio Manuel e Matteo Munari, figlio di Sandro che non ha avuto modo di essere a Gorizia per un’indisposizione. In videoconferenza, invece, è intervenuto l’autore Mattia Losi, che ha raccontato con reale emozione la genesi del libro che racconta la grande avventura a Montecarlo del pilota e del copilota italiani, a bordo dell’indimenticabile Lancia Fulvia 1.6 Hf.


«Questo è il primo libro della mia vita, e forse anche l’ultimo, visto che il mio mestiere non è lo scrittore – ha detto –. L’ho scritto in due settimane di ferie estive, di getto, con il cuore e i sentimenti di un bambino di dieci anni, quello che ero in quei giorni del 1972. Ho avuto la fortuna di conoscere i miei campioni, Sandro personalmente e Mario attraverso i racconti della moglie Ariella, scoprendo che sono soprattutto grandi uomini. E la mia speranza è che, attraverso il libro, Munari e Mannucci e la loro splendida storia possano entrare nei cuori di tanti, anche non necessariamente appassionati di motori o tifosi di rally».
(m.b.)


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