Rizzetto: «Ho preso anche le botte ma ho salvato la dignità»

TRIESTE. «Spero io sia riuscito a farvi capire che, comunque vada, ci tengo veramente», scriveva Walter Rizzetto nell’autopresentazione dei candidati del Movimento 5 Stelle alle politiche del 2013. Due anni dopo il messaggio ai grillini che l’hanno inseguito, insultato e pure colpito l’altra sera al Nazareno, la sede del Pd, contestando duramente la sua uscita dal movimento, è molto diverso. «Sappiate che ho riconosciuto in voi poco Ghandi ma molto Iosif Stalin. Poco Ghandi ma molto Augusto Pinochet. Poco Gandhi e poco Beppe Grillo, almeno quello che si conosceva un tempo», scriveva ieri il deputato friulano su Facebook.
«Giuda, venduto, corrotto, traditore, ladro, bugiardo, vergogna, dimettiti», gli urlano sui social. Qualcuno (la minoranza) offre solidarietà. Rizzetto tiene aperta la bacheca di Facebook senza nascondersi. E ritwitta le peggiori cattiverie che gli piovono addosso. «Dalle mie parti – si legge nel profilo – l’avrebbero crepato sano sano di mazzate... Sono stati dei signori di fronte ad un vigliacco infame». Il telefono del parlamentare suona a vuoto fino a sera. «È stata una giornata normale, di lavoro alla Camera», racconta all’ora di cena. Solo 24 ore prima l’amaro epilogo della sua esperienza nel M5S: «Sono arrivate critiche, ma anche solidarietà, ci sta tutto». Matteo Renzi l’ha difeso. E poi l’ha incontrato alla Camera con Debora Serracchiani che, tra i primi, l’ha chiamato già martedì sera: «Ha voluto capire che cosa fosse accaduto ed è stato un gesto che ho apprezzato, la ringrazio».
Il futuro di Rizzetto e degli altri ribelli, a parte il no a Prodi e Amato e l’apertura a Mattarella nella corsa al Quirinale, è ancora tutto da scrivere: «Stiamo valutando, di sicuro non siamo pilotati da nessuno, tanto meno dal sindaco di Parma, come qualcuno sospetta. Io, Pizzarotti, non lo sento da due settimane». A dare un indirizzo, prosegue il deputato, «sono le nostre teste e gli attivisti che ci chiedono di continuare a impegnarci a Roma».
Su quanto è successo in settimana Rizzetto dice la sua già in mattinata in un lungo intervento ancora su Facebook. Gandhi e Stalin e parte, l’ex grillino ricostruisce innanzitutto la contestazione subita: «Chi parla di sole parole, sbaglia o mente intenzionalmente. Ho visto agenti delle forze dell’ordine cadere a terra, fotografi calpestati, spinte, gomitate, urla e forse qualche sputo che non sono riuscito a intercettare per la scarsa mira, probabilmente, dei signori». Un «linciaggio fascista», un «accerchiamento fisico», insiste spiegando anche di aver preso due botte, «non so se volute o meno».
E dunque il popolo a 5 Stelle a cui si rivolgeva con entusiasmo l’ex venditore prima di pubblicità sui quotidiani poi di carburanti e di pannelli solari non è più quello delle origini del sogno di cambiare l’Italia: «Avevamo cercato di denunciare questa possibile deriva mesi fa, sempre inascoltati e derisi». Poi avverte: «Passaggi come questi accendono un campanello di allarme nelle testa degli italiani, un pensiero, una autodifesa innata, una attenzione che dal dopoguerra è nel nostro dna». Infine si difende dal «ci si vende per poco» del vicepresidente della Camera Luigi Di Maio: «Se quel poco è la dignità vuol dire che stiamo cogliendo nel segno e chi pronuncia queste frasi ha dimenticato cosa sia la dignità, abbassando spesso il capo. La motivazione dei soldi e degli accordi mi fa sorridere. Avessi voluto tenermi il malloppo, mi sarei dimesso dopo sei mesi e mi sarei goduto lo stipendio pieno, tra l’altro inferiore a quanto guadagnavo prima di questa esperienza».
Nella dichiarazione di intenti del 2013 Rizzetto, oltre alla promessa di crederci, assicurava anche che avrebbe mantenuto il contatto con il territorio. «Io provengo dall’assemblea di Udine – diceva – e quindi voglio ascoltare ancora quotidianamente tutte le persone che hanno voglia di suggerire, collaborare e impegnarsi». Proprio dal territorio, due anni dopo, sono arrivate durissime accuse contro di lui e Aris Prodani: «I più marci rappresentanti della vecchia politica», ha scritto il gruppo consiliare. «Noi non abbiamo tradito il M5S – ribatte il friulano –, abbiamo solo reagito al cambio delle regole deciso dall’alto, senza avvertimenti. Ma ci siamo sempre impegnati per la regione, chi dice il contrario non sa neanche accendere il computer e verificare l’attività parlamentare». Il gruppo consiliare? «L’attacco si qualifica da solo. Ma, contrariamente a loro, non fatico a riconoscere che in Regione sta facendo un buon lavoro».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo