Romans, alla scoperta dell’antica toponomastica

In un libro della studiosa Francesca Parutto rispolverati il Tavolare teresiano e il catasto giuseppino

ROMANS. La ricerca di una giovane studiosa isontina, Francesca Parutto, ha consentito per la prima volta di ricostruire coerentemente e nel dettaglio i contenuti del Tavolare teresiano e del Catasto giuseppino. Il singolare “esperimento” storiografico è riuscito a Romans grazie all'opera “Intal lûc–I nomi di luogo del Comune di Romans”, lunga ricerca toponomastica che è riuscita nell'impresa di catalogare, ordinare ma soprattutto comprendere nella loro completezza i nomi dei luoghi e la loro storia. Il volume, pubblicato da Edizioni della Laguna, è stato reso possibile oltre che dall'appassionato studio di Parutto, dal locale gruppo di ricerca I Scussons, e dall'Ispar, l'Istituto per lo Studio dei Paesaggi e dell'Architettura Rurale, di Fratta di Romans, con la collaborazione del Centro di toponomastica friulana Società filologica friulana. Nella sua complessa sfida la dottoressa Parutto è stata sostenuta dal contributo della Provincia di Gorizia, Comune di Romans, Fondazione Carigo e Bcc di Staranzano e Villesse. I contenuti del poderoso volume, quasi 250 pagine di ampio formato, sono arricchiti da un cospicuo materiale fotografico, dai disegni di Ivaldi Calligaris, dalle elaborazioni grafiche di Cristian Giolo e da un aggiuntivo cd che mostra, per la prima volta con rigore scientifico e completezza storica, diverse mappe del territorio. Franco Finco, del Centro di toponomastica friulana, ha definito l'opera come “un'enciclopedia geografica locale”, in cui, studiando e analizzando i toponimi si riesce a comprendere il percorso storico e l'evoluzione sociale e a volte anche economica del territorio comunale. Il territorio, con i suoi luoghi, è diventato quasi un libro da leggere e rileggere, da aggiornare, correggere e attualizzare, come spiega Francesca Parutto. Sulla base della mappa censuaria del 1812, conservata presso l'Archivio di Stato di Gorizia, è stato innestato il vasto corpus di fonti settecentesche – le informazioni del Tavolare Teresiano e del Catasto Giuseppino per l'appunto – e successivamente sono state sovrapposte le fonti dei secoli successivi, creando per la prima volta una visione d'insieme del territorio romanese e delle sue frazioni, Versa e Fratta, comprendendone evoluzioni e mutamenti. Il tutto, inevitabilmente, arricchito dalla magmatica ma preziosissima tradizione orale. E così' dal viaggio di Parutto emergono chiese dimenticate e forse addirittura fortificazioni per ora solo parzialmente confermate da ritrovamenti archeologici; e ancora, luoghi legati ad una presenza nobiliare ed altri riconoscibili per precise caratteristiche geografiche o produttive, ancone, pievi, antichi mulini. Toponimi ancora oggi in uso (“istituzionale” o semplicemente in virtu' di consuetudine poco importa) ma della cui origine non si aveva coscienza; ed altri misteriosamente scomparsi nei meandri della storia di una comunità. Perchè il territorio è creatura viva, come del resto scriveva (nell'amato friulano) Celso Macor in “I fucs di Belen” in un magistrale passaggio riportato nel volume: “Questa terra è come la mia anima, in pace, senza pace; il ruvido della corteccia del gelso e il sapore amabile della malvasia, campi puliti e tirati in ordine come libri, e “grobie” di sassi e rovi, filari d'uva disposti come un esercito in attesa e anse violente di fiumi dove l'acqua divora l'argilla delle rive; la libertà dell'anima in un verde sconfinato e il chiuso dolce e pesante e difficile delle cente e dei paesi...”

Luigi Murciano

Edo Calligaris

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