Rotta balcanica, altri 41 migranti arrivati a Trieste e il Fsp lancia l'allarme

Il segretario provinciale del sindacato di polizia Alessio: «Basovizza è ormai la Lampedusa del Nord»
Un gruppo di migranti rintracciato sul Carso Triestino (Foto Bruni)
Un gruppo di migranti rintracciato sul Carso Triestino (Foto Bruni)
TRIESTE. Sono continuati anche oggi, domenica 24 maggio, gli arrivi dei migranti lungo la rotta balcanica dalla Slovenia: nell'area triestina ne sono stati rintracciati altri 41, di cui una parte a Basovizza. Come noto, in questo periodo la gestione del fenomeno è resa ancora più problematica dal fatto che i migranti rintracciati devono essere messi precauzionalmente in quarantena. 
 
«Basovizza è ormai la Lampedusa del Nord. La colpevole indifferenza del Governo di Lubiana sul tema migratorio grava sempre maggiormente sulle spalle del già provato Stato Italiano, il quale deve già farsi carico della rotta mediterranea e che è fiaccato, inoltre, dalla crisi epidemica di covid 19 – afferma in una nota il segretario generale provinciale di Fsp Polizia di Stato Edoardo Alessio –. I 41 arrivi di oggi , vanno ad appesantire il già provato sistema che abbisogna urgentemente di una reazione da parte del Governo di Roma il quale non può più far finta di non vedere la grave problematica creatasi in questo angolo di paese, adoperandosi immediatamente per l’arrivo di più uomini per rafforzare le vigilanze ai confini e l’attivazione di un hot spot per migliorare l’efficienza dei rintracci e la conseguente ospitalità in sicurezza sanitaria dei richiedenti asilo».
 
«C’è frustrazione – aggiunge Alessio – nell’ambiente della Pubblica Sicurezza. Vane le richieste lecite di avere rinforzi e mezzi adeguati per salvaguardare la sicurezza e l’operativita del personale di Polizia. Le problematiche sono molte, troppe, per non vedersi riconoscere la dovuta attenzione dal Governo. Abbiamo denunciato da molto le criticità della provincia, segnalando la situazione del gabinetto di Polizia Scientifica, del personale della Frontiera e della Questura, evidenziando le condizioni difficili di lavoro che i colleghi giornalmente affrontano con grande spirito di abnegazione senza venire mai, fra l’altro, premiati per l’operato svolto.
 
Ora , per l’ennesima volta, vogliamo accendere la luce su una situazione che risulta dai fatti trascurata dal Dipartimento, il quale, deve fare al più presto qualcosa prima che ci si trovi in situazioni di emergenza ancora più delicate da gestire di quelle odierne vista la pressione migratoria che si sta creando in Bosnia dove sembra vi siano migliaia di profughi pronti a salire verso il nord Europa e contestualmente in Italia».
 
 

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