Rubavano travestiti da forze dell’ordine, banditi individuati dalla squadra mobile - Video e foto

Trasfertisti del crimine, con base fra Asti e Grado, hanno colpito in città e nell’Udinese. Utilizzavano auto piccole e veloci

Gorizia, travestiti da forze dell'ordine, derubavano gli anziani

GORIZIA Autentici “trasfertisti del crimine”. Pronti a trasformarsi con grande versatilità in (falsi) agenti di Polizia, operatori del gas, ufficiali dell’Aeronautica militare. Con il medesimo obiettivo: truffare e rubare. Per allontanarsi dai luoghi dei reati i ladri utilizzavano piccole ma potenti auto, con la centralina taroccata.



Ma quello che era diventato un modus operandi oliato e di successo è stato disarticolato dalla Polizia di Gorizia che ha individuato tre malviventi piemontesi, autori di svariati fatti delittuosi. A spiegare i contorni dell’operazione Claudio Culot, capo della squadra mobile. Tutto è nato da una rapina commessa in via Faiti il 26 febbraio 2018 da sedicenti agenti di polizia che, sorpresi dall’anziana proprietaria a rubare nella sua abitazione, la minacciarono e quindi le sottrassero gioielli e contanti, sradicando dal muro una cassaforte. La donna, sotto choc, si sentì anche male e dovette ricorrere alle cure dei sanitari. Dai primi accertamenti si giunse all’individuazione dell’auto (un’Audi A1 Sportback S1 di colore grigio chiaro, da 231 cavalli, 4x4) che le telecamere immortalarono mentre entrava a Gorizia alle 9.28 con la targa d’immatricolazione, mentre nel primo pomeriggio del giorno precedente la stessa vettura, ma con altra targa (contraffatta), si trovava a Grado assieme a due camper. «Dall’intestazione dei mezzi - spiega Culot - si risalì a due donne appartenenti a un gruppo di sinti piemontesi pregiudicati e la targa “clonata” riprodotta sull’Audi A1, utilizzata per l’incursione ladresca, risultò appartenere ad una simile vettura, sempre rimasta in disponibilità del suo proprietario a Padova».

Il secondo episodio criminale avvenne il 3 maggio successivo a Tavagnacco, dove l’anziana vittima subì il furto perpetrato da un uomo nella sua abitazione: dicendo di dover controllare il contatore del gas, entrò in casa con un complice e, grazie a un pretesto, rovistò nella sua camera da letto portando via contanti e preziosi in oro. Anche in quell’occasione l’Audi A1 giunse a Grado la sera precedente con una targa nuovamente diversa. Dopo il furto seguì un rocambolesco inseguimento nel quale, per sfuggire alla Polizia, la vettura attraversò diversi centri abitati a più di 140 km/h e, a Portogruaro, evitò d’un niente la collisione con una Volante che tentava di fermarla. «Poco distante - racconta Culot - gli occupanti dell’auto in fuga gettarono dai finestrini delle buste di nylon con dentro uno zaino, una smerigliatrice e dischi da taglio, strumenti di effrazione e, ancor più interessante, un berretto con gradi di sergente, una giubba con bottoni dorati, lo scudetto “Aeronautica Militare” e cucite sulle spalle due mostrine con quattro stelle dorate, nonché un cinturone bianco».

La fuga proseguì in autostrada, dove l’Audi passò a 240 km/h davanti a una pattuglia della polstrada. Il piccolo bolide fu trovato in un parcheggio vicino ad Asti, con altre targhe e non più di colore grigio ma bianca con il tettuccio nero, grazie al car wrapping, ovvero l’utilizzo di una pellicola adesiva per cambiare la livrea dell’auto. Da quel momento l’Audi venne accantonata per l’impiego in attività illecite, e poi venduta.

Nella serata del 23 luglio si apprese del transito nel Comune di Bibione dei già noti camper accompagnati da una Volkswagen Polo R6 bianca e nuova, da 253 cavalli. Nel corso dei servizi gli operatori della squadra mobile di Gorizia notarono comparire una diversa targa, clone di altra Volkswagen dello stesso tipo. Il 24 luglio, la Polo partì da Bibione e i banditi commisero due furti, a Pordenone e a Aviano, ma furono seguiti e quindi bloccati insieme alla squadra mobile di Venezia dopo il loro rientro ai camper. «Vennero sequestrati 23.800 euro in contanti, preziosi, telefonini anche nuovi, ricetrasmittenti, torce elettriche, guanti e indumenti per il travisamento e un tesserino con la dicitura “Comandante di Polizia Andrea De Marchi”», spiega ancora il capo della squadra mobile.

Non solo. Vennero rinvenute 487 lettere e numeri di colore nero adesivi, una striscia adesiva con gli stemmi della Repubblica Italiana e dimensioni della targa, forbici da sarto e due riproduzioni di targa anteriore e posteriore con stemma della Repubblica Italiana già confezionate su pannello adesivo. I tre (B.A. del 1999, B.E.F. del 1977 e B.F. del 1954), individuati dalla Polizia, non sono più in carcere ma devono assolvere agli obblighi di dimora ad Asti con obbligo di permanenza serale e notturna dalle 22 alle 7 e obbligo di firma. —


 

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