Sale sull’Ursus: «L’ultima spiaggia»

“Salì sul mostro che dormiva”. Non è ”La Locomotiva” di Guccini, in questo caso, ma l’Ursus: 80 metri di gru galleggiante a strapiombo sopra il Molo IV. Non è dunque la fantasia di un poeta, purtroppo, ma l’atto dimostrativo, reale, da «ultima spiaggia», di Marcello Di Finizio. Nella notte fra domenica e ieri, verso le tre, l’imprenditore 46enne titolare de “La voce della Luna” - il locale della riviera barcolana distrutto nel 2008 da un incendio doloso, che lui stesso aveva poi faticosamente ricostruito su delle palafitte a ridosso del mare, devastate a loro volta da una mareggiata nel 2010 - è salito fino in cima all’Ursus lungo le scale che s’inerpicano nel vuoto, ed è rimasto sospeso per tutta la giornata a un’altezza di oltre 60 metri in prossimità di un minimo terrazzino di sosta (quando il Piccolo è andato in stampa era ancora lì, ndr). Ha legato in vetta la bandiera dell’Italia e degli imprenditori balneari, e più sotto ha esposto uno striscione.
Dopo gli scioperi della fame prima contro una compagnia assicurativa che non pagava i danni dell’incendio e poi contro una Regione che, da responsabile delle concessioni demaniali, non gli dava orecchio, stavolta Di Finizio ha deciso non solo di osservare una nuova astinenza da cibo, ma di aggiungere anche un’arrampicata vertiginosa. Un semplice calo di pressione potrebbe costargli carissimo. «Mi sono portato dietro acqua, tanta acqua, persino una tenda da parete, e anche un’imbragatura, ma non mi ci sono ancora legato», raccontava ieri pomeriggio. «Ma questa volta - ha aggiunto - non potranno fare finta di non vedere, come ha fatto il presidente Tondo. Io non voglio morire, ma questa è la mia ultima spiaggia per tentare di farmi sentire. Non mi sento un santo né un illuminato ma semplicemente una persona onesta, cresciuta con un minimo di principi morali che in questo mondo vedo disattesi».
Di Finizio chiede che sia rivista, in sede di Governo, l’applicazione della direttiva Bolkestein in base alla quale la sua concessione in riva al mare, come le altre in Italia, entro il 2015 verrà messa all’asta. Motivo per cui alle banche non può più bastare la buona volontà di un imprenditore che promette di rialzarsi da una serie di eventi sfortunati. «Ci siamo visti prima che salisse, abbiamo tentato di scoraggiarlo, ma lui ne fa una questione di principio, per lui e per tutti noi, non di business», così Giovanni Bozza, imprenditore ligure del settore balneare che, con altri venuti dalle costiere adriatiche, è salito a Trieste per il suo amico Di Finizio.
Sono loro che ieri, di primo mattino, hanno dato l’allarme. Sotto l’Ursus si sono mobilitati il 118, con due psicologhe dell’emergenza, la polizia, la guardia costiera, i vigili del fuoco, col nucleo speleo-alpino-fluviale, e i carabinieri, che hanno gestito i contatti con Di Finizio con un negoziatore. All’ora di pranzo i pompieri hanno risalito l’Ursus fino al posto in cui si era sistemato l’imprenditore disperato consegnandogli una ricetrasmittente. Grazie a questa il filo diretto col negoziatore è continuo, e non in balia della batteria del suo cellulare.(pi.ra.)
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