«Salvatore era un punto di riferimento»

Parlano i colleghi del ferroviere Ognibene morto nell’abitazione di Soleschiano dopo la puntura al piede di un insetto
RONCHI DEI LEGIONARI. Una famiglia sconvolta. Così come lo sono anche gli amici e i colleghi. Ancora non riescono a credere come così improvvisamente e incredibilmente possa aver perso la vita, a soli 42 anni, Salvatore Ognibene, il ferroviere di Ronchi dei Legionari dopo essere stato punto da un insetto venerdì sera mentre si trovava all’esterno della sua abitazione, in via delle Curbine. L’uomo si è subito sentito male e per lui non c’è stato scampo.


La tristezza la si legge sui volti dei colleghi, la si coglie evidente dalla voce che s’interrompe quando parlano di Salvatore. Tante poi le manifestazioni d’affetto che, in queste ore, hanno invaso i social network. Parole e frasi che non sono di circostanza. Perché Salvatore, marito di Annalisa e padre di due figli, era una persona che aveva saputo farsi voler bene, un amico nel senso vero della parola e un collega corretto e disponibile. Due qualità che lo avevano accompagnato anche nel suo impegno di sindacalista nelle fila dell’Ugl. «Chi ha avuto l’onore e il piacere di conoscerlo è adesso più povero. Era un punto di riferimento. Porterò per sempre con me – dice Moreno Visintin, ronchese e anch’egli dipendente di Rfi nel reparto che cura la gestione e la manutenzione degli impianti – il ricordo di quel ragazzino che, da geniere, venne a Cormons in trasferta. Porterò sempre con me il ricordo di questi anni percorsi con lui. Mi mancheranno i caffè presi in servizio con Salvatore, mi mancheranno le partite a calcetto, mi mancheranno le riflessioni sulla famiglia e sui fatti della vita che ci scambiavamo. Mi mancherà – continua Visintin, che interpreta le parole amiche dei colleghi – la sua professionalità, mi mancherà la sua serietà e la sua affidabilità. Mi mancherà la sua infinita gentilezza, ma anche la sua serenità, il suo sorriso e la sua sincera amicizia».


Ricordi di tanti anni vissuti assieme. Salvatore Ognibene, nativo di Vallelunga Pratameno, un paese di 3mila abitanti nella provincia di Caltanissetta, giovanissimo si era arruolato nel Genio Ferrovieri. Qui in regione, come si era soliti fare allora, i genieri venivano in trasferta, quando c’erano da tamponare situazioni di emergenza. Poi il passaggio a Rete Ferroviaria Italiana ed il trasferimento definitivo. A Ronchi ci era arrivato più di vent’anni fa, prima in un appartamento di via delle Boschete, nel rione di San Vito, poi nella nuova casa di via delle Curbine, a Soleschiano. Un sogno cullato da tempo, quella elegante e curata villetta che per lui valeva molto. Gli piaceva vivere in Bisiacaria, anche se il suo cuore era sempre nella sua terra natia, la Sicilia. E qui aveva stretto tanti legami di amicizia, proprio con quei colleghi che ancora non riescono a capacitarsi che lui non ci sia più. «Un fulmine ha squarciato i nostri cuori e sconvolto le nostre menti ancora incredule. Solo poche ore prima – sono ancora le parole di Moreno Visintin – avevamo riso e scherzato. Proprio non riesco a realizzare quanto è accaduto. Il pensiero va al dolore immenso della moglie e dei figli. Ciao Salvo». Nelle prossime ore dovrebbe essere disposta l’autopsia di Ognibene, anche se non sembrano esserci dubbi sulle cause di una morte fulminea, conseguente a una puntura d’insetto a un piede mentre, sotto il porticato della sua casa mentre stava lavorando attorno alla sua motocicletta.


@luca_perrino. ©RIPRODUZIONE RISERVATA


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