San Dorligo, morto l’ex sindaco Lovriha

SAN DORLIGO DELLA VALLE
Alla fine anche la fibra tutta d’un pezzo dell’ex partigiano ha ceduto, minata da un mal di vivere senza più rimedi. L’età, i problemi di salute che affliggevano anche la moglie Rosa, anch’essa staffetta della Resistenza, hanno piegato Dusan Lovriha che ieri mattina, a 89 anni, ha detto definitivamente addio alla vita. La notizia si è sparsa in un baleno fra le borgate del comune anche perchè, purtroppo, in molti hanno visto il loro ex sindaco ormai esanime, proprio davanti a casa, sulla strada Bagnoli-San Dorligo. Comunista ultraortodosso, di quelli senza “se” e senza “ma” (era “cominformista” e dunque contrario alla politica terzomondista del “vicino” Tito), Lovriha è stato sindaco, (anzi: “il” sindaco) del comune italo-sloveno per venticinque anni, dal 1949 al 1975. Barbiere, poi impiegato ddel genio civile, ma sempre sindaco. Una vita.
Una vita spesa però per la sua gente, con un approccio concreto alle cose della politica, come ricorda Edvin Svab che gli succedette. «Per lui, che aveva conosciuto la miseria della guerra, veniva prima di tutto una cosa: il lavoro». E così sotto i suoi ripetuti mandati il piccolo comune di San Dorligo-Dolina conobbe una trasformazione industriale addirittura sconvolgente: il terminal petrolifero e la Grandi Motori Trieste, due colossi industriali in una borgata di piccoli contadini.
Tacnicamente parlando non fu il primo sindaco perchè nel primo dopoguerra, racconta sempre Svab, gli anglo-americani del Gma nominarono il primo sindaco pescando fra due nomi indicati dalla gente: Bruno Roccco e Milan Bevk. Per la cronaca la spuntò il secondo. Ma alle prime elezioni fu la volta di Lovriha. Uomo spicciativo: per convocare la gente usava le campane della chiesa (ma il campanile lo aveva fatto ricostruire proprio lui, come il Municipio, proprio a metà fra Bagnoli e Dolina, per non offendere nessuno). Si inaugura il punte sul Rosandra, le Autorità portano un nastro tricolore e lui lo getta in acqua. Dolina è ancora in zona A e lui tuona: «Qui non è Italia!» Poteva piacere o no, ma ieri nessuno ne ha parlato male. Lo ricorderanno domani, alle 18,30, nella sala del consiglio comunale: consiglieri, sindaco ed ex sindaci, cittadini.
Riproduzione riservata © Il Piccolo