San Martino al Campo centro di solidarietà

L’esperienza di un volontario nella struttura creata nel 1970 da don Mario Vatta che ne è tuttora il cuore pulsante
Silvano Trieste 24/12/2010 Comunitˆ di San Martino al Campo
Silvano Trieste 24/12/2010 Comunitˆ di San Martino al Campo

La Comunità di San Martino al Campo è da decenni un punto di riferimento a Trieste per quelli che papa Francesco ha definito “gli ultimi”.

La Comunità è nata nel 1970 grazie alla volontà di don Mario Vatta, che ha desiderato esprimere la sua profonda fede aiutando le persone in difficoltà. Reduce da un viaggio in Inghilterra insieme ad altri amici, uniti dallo stesso bisogno di agire per il prossimo, don Vatta ha deciso di creare la comunità ispirandosi a una nota chiesa di Londra (a Trafalgar Square, ndr) che accoglie ancor oggi, ogni notte, persone senza fissa dimora.

Quella di San Martino è dunque un'associazione di volontariato che ha lo scopo di ascoltare ed accogliere persone in difficoltà, giovani e adulti con disturbi mentali, alcolisti, tossicodipendenti, carcerati, senza fissa dimora, persone che nella vita hanno incontrato numerosi fallimenti, adolescenti che incontrano difficoltà della crescita. La via per aiutare queste persone consiste nel cercare risposte e soluzioni ai loro problemi, attraverso un percorso che può includere anche la vita in comunità.

Il lavoro dei volontari, che dedicano tempo, energie e competenze a favore delle persone in difficoltà, è per la Comunità un valore aggiunto. La centralità della persona, la non violenza, la semplicità dei mezzi e la gratuità sono alla base dell'impegno delle tante persone che operano all'interno dell'associazione.

La Comunità può contare sulla collaborazione di un centinaio di volontari, che a seconda delle disponibilità di tempo e delle competenze offrono un servizio gratuito all'interno delle varie strutture. Questi volontari sono affiancati da personale educativo professionale. Così la comunità è in grado di seguire giornalmente più di 500 persone.

Chi scrive è un volontario della comunità. Un'esperienza concentrata sull'aiuto a ragazzi che convivono con problematiche adolescenziali, alle persone senza fissa dimora accolte nel centro di via Udine o che vengono aiutati con generi alimentari alla Stazione ferroviaria, ai giovani e agli adulti che cercano di uscire dalla tossicodipendenza, e infine agli ex carcerati. Attualmente svolgo la mia attività prevalentemente nel centro per l'accoglienza notturna delle persone senza dimora, dove sono disponibili 25 posti.

Per il riposo notturno si ospitano persone senza dimora, provenienti dalla strada, italiane o straniere. Agli ospiti viene data la possibilità di dormire per tre notti consecutive (ripetibili), chiedendo ad ognuno il rispetto delle basilari regole di convivenza. Di solito gli ospiti stranieri si fermano per una notte mentre quelli triestini diventano degli abitudinari, nel senso che sono ospitati per più di tre notti anche in base alla loro salute fisica, psichica e al lavoro che i servizi sociali svolgono per aiutarli.

Gli ospiti possono fare la doccia e ottenere un cambio di biancheria. Alla sera viene offerta la cena, e alla mattina la colazione. Anche i volontari cenano con loro.

Al volontario capita di assistere ad episodi che colpiscono profondamente e fanno riflettere. Capita a volte che si debba chiamare la polizia, soprattutto quando nel dormitorio cercano di entrare delle persone aggressive. Ultimamente è stato accolto un ragazzo afghano che era stato pugnalato da un connazionale, caso di cui anche i media hanno parlato.

La maggior parte di queste persone sono però individui sfortunati, che hanno avuto una vita dura, per non dire devastante. Non bisogna temere queste persone solo perché hanno storie o atteggiamenti lontani dai nostri. Scavando in profondità, la maggior parte di loro racchiude tanto amore, ma non sanno o non riescono a donarlo. È quindi vero il detto “Ci sono molte cose nel mondo che ci fanno paura. Ma ci sono molte più cose nella nostra immaginazione che ci fanno paura”. L’immaginazione può farci credere che chi è lontano da noi e dal nostro modo di vivere fa paura. In realtà solo con il contatto umano ci rendiamo conto di quanto essi siano vicini.

La figura di don Vatta è essenziale e rappresenta il cuore pulsante dell'associazione. Un uomo di grande cultura, intelligenza ed umanità che catalizza energie positive. L'ho visto molte volte, soprattutto nella struttura degli ex carcerati, e ha avuto sempre parole di conforto, simpatia e incoraggiamento per tutti.

Matteo Pecenca

4 Bs

Istituto Deledda Fabiani

Riproduzione riservata © Il Piccolo