San Nicolò ricorda il vecchio parroco diventato vescovo

L’11 gennaio del 1982 si spegneva monsignor Pietro Cocolin, ex parroco di Monfalcone, nominato il 26 giugno 1967 arcivescovo di Gorizia. Per non dimenticare la storia e perché il tempo non cancelli tutto, la parrocchia di San Nicolò lo ha ricordato ieri con una messa solenne celebrata dal parroco don Gilberto Dudine.
Nel corso della stessa cerimionia, alla quale hanno partecipato numerosi fedeli, stato commemorato anche l’organista Mario Di Blas scomparso nello stesso giorno di monsignor Cocolin, ma di un anno fa.
Il forte legame tra la parrocchia e monsignor Cocolin nasce nel lontano 20 settembre 1970, quando l’arcivescovo benedì la prima pietra della nuova chiesa che il prossimo 24 settembre festeggerà i 40 anni di apertura al culto.
L’edificio fu costruito in appena un anno e mezzo dall’impresa Romani e la prima messa venne celebrata dall’allora neo-parroco don Lucio Comellato, nonostante la struttura fosse ancora da ultimare nelle rifiniture.
«Monsignor Cocolin era un uomo buono, venuto dal popolo – ha detto Guido Di Blas, collaboratore laico della parrocchia – poiché conosceva i problemi della gente e visitava spesso gli ammalati».
Per 12 anni ha avuto come segretario monsignor Armando Zorzin, anche lui parroco a San Nicolò, oggi arciprete di Grado.
«I pellegrinaggi a Lourdes con il treno violetto dell’Unitalsi – scrive monsignor Zorzin – le salite a piedi a Montesanto, la particolare attenzione al mondo operaio segnato dall’incertezza occupazionale e dalla cassa integrazione, la costante presenza accanto ai disabili per incoraggiarli alla speranza, hanno rivelato il grande cuore dell’umile figlio di contadini (era nato a Saciletto)».
«Stringere tante mani, fermarsi per strada con la gente, entrare nelle case e nelle chiese, erano i gesti quotidiani del suo stile pastorale che creavano legami sempre più stretti con le persone suscitando un reciproco affetto», ha dettyo ancora monsiggno Zorzin.
Un clima che favorì la collaborazione con le missioni in Africa e la condivisione dei drammi umani conseguenti ai terremoti del Friuli e della Basilicata.
Ciro Vitiello
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