Sant’Andrea piange il postino Zavadlav fotografo e artista della camera oscura

Sopravvissuto al campo di concentramento di Dachau con le sue immagini aveva ottenuto premi e notorietà



Sant’Andrea e il mondo goriziano dell’arte fotografica piangono la scomparsa di Guglielmo “Viljem” Zavadlav. Storico postino della frazione, si è spento all’ospedale di Gorizia all’età di 91 anni.

Nato da una famiglia contadina, durante la Seconda guerra mondiale Zavadlav era sopravvissuto all’internamento. Nel 1944, dopo l’omicidio di un soldato tedesco, era stato preso dai nazisti durante un rastrellamento e portato nel campo di concentramento di Dachau. Al momento della liberazione era allo stremo delle forze e per riprendersi era rimasto un intero anno all’ospedale di Lubiana. Tornato a casa nel 1946, aveva iniziato l’attività di portalettere. La madre avrebbe voluto che si dedicasse ai campi con la famiglia, anche perché, inizialmente, da sostituto postino lavorava gratuitamente. Lui invece ha resistito ed è rimasto nelle Poste per 25 anni diventando poi capo smistamento di Gorizia.

La sua vera passione era però la fotografia. In particolare Viljem Zavadlav era un artista della camera oscura. Lì passava giornate intere per ottenere gli effetti desiderati. I risultati che con le tecnologie digitali di oggi, grazie ai filtri degli smartphone, si possono raggiungere in pochi istanti, a lui richiedevano interminabili ore di lavoro tra bagni di sviluppo, arresto e fissaggio. Il risultato finale era così originale che lo convinsero a partecipare a concorsi ed esposizioni. In tutta Italia rappresentava Gorizia alle iniziative organizzate dall’Amministrazione delle Poste e telecomunicazioni-Ufficio centrale del dopolavoro. Ma numerose sono state la mostre a cui ha partecipato anche con il Fotoclub Skupina 75.

Persone, paesaggi, architetture: a casa sua rimangono cartelle piene di scatti.

«Ha vinto diversi concorsi e la gente andava a chiedergli le fotografie, ma il suo obiettivo non era quello – racconta il genero Ivan Plesnicar –. Fotografava per lui, non per la notorietà ed è per questo che negli anni Ottanta, sull’onda del successo, all’improvviso ha smesso di fotografare».

La vena artistica però non si era esaurita, sentiva la necessità di esprimersi attraverso le immagini, così decise di virare sulla pittura. «Ha fatto una cinquantina di acquarelli – ricorda ancora il genero –, ma sapeva che quella non era la sua arte».

Gli ultimi anni sono stati segnati dall’Alzheimer e dalla perdita della moglie. Zavadlav lascia la figlia Erica e i nipoti, oltre al genero. Il funerale sarà celebrato martedì alle 10 nella chiesa di Sant’Andrea. –



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