Savino rispolvera la zona franca urbana
«Istituzione della zona franca urbana per il Comune di Trieste». Sandra Savino, deputata di Forza Italia, ci riprova. Questa volta con un emendamento (al comma 343) presentato alla legge di stabilità attualmente al vaglio delle commissioni parlamentari assieme al collega Alberto Giorgietti e al parlamentare triestino Aris Prodani (Gruppo Misto). Quella della zona franca urbana è uno dei suoi cavalli di battaglia fin da quand’era assessore regionale alle Finanze nel 2012. Allora si parlava di una zona franca urbana alla aree di confine (Austria e Slovenia) applicata a Trieste ma anche a Monfalcone, Gorizia, Cividale e Tarvisio. «Rimane attuale e fondamentale la possibilità di essere competitivi a livello di tassazione in un’area come la nostra» spiega Savino. Attualmente le 22 zone franche urbane individuate dal Cipe nel 2009 sono tutte collocata al Centro e Sud del Paese (comprese Sicilia e Sardegna), con l’eccezione di Ventimiglia. Si va da Pescara a Matera, da Crotone a Gela, da Cagliari a Napoli. Le zone franche urbane sono aree infra-comunali dove si concentrano programmi di defiscalizzazione per la creazione di piccole e medie imprese. L’iniziativa nasce dall’esperienza francese della Zone Franches Urbaines, lanciata nel 1986 e attualmente attiva in più di 100 quartieri. Le agevolazioni fiscali e previdenziali previste, della durata di circa 5 anni, riguardano le piccole imprese e servono ad evitare fenomeni di delocalizzazione.
«A Trieste - spiega Savino - si continua a subire la concorrenza della Slovenia dove il costo del lavoro e la tassazione è minore. Istituire una zona franca potrebbe perciò promuoverne il rilancio, invertendo nello stesso tempo la tendenza all’emigrazione, sia dei residenti che delle imprese».
Ma quello sulla zona franca urbana non è l’unico emendamento presentato dalla parlamentare triestina alla legge di stabilità. Uno (al comma 24) prevede l’“istituzione di un fondo destinato alle spese per gli interventi straordinari per investimenti destinati a edilizia scolastica, viabilità, trasporto pubblico, infrastrutture e tutela dell’ambiente, per i Comuni che si sono avvalsi della possibilità di azzerare l’aliquota Tasi”. «Si tratta di un riconoscimento di “premialità” - spiega Savino - ai Comuni che risultano sostanzialmente penalizzati dalle norme sulla Tasi introdotte dal ddl di stabilità». Un altro emendamento (comma 163) mira ad escludere le indennità per invalidità dal computo Isee. Un ulteriore emendamento (comma 156) interviene in materia di “voucher baby sitting” (600 euro mensili per un massimo di 6 mesi) chiedendo che venga esteso anche alle imprenditrici artigiane e lavoratrici autonome. «Una parrucchiera deve avere lo stesso trattamento di una dipendente Generali» commenta Savino. E, infine, un ultimo emendamento (comma 305) prevede “l’eliminazione della possibilità di costituire azienda sanitaria uniche risultanti dall’incorporazione delle aziende ospedaliere universitarie nelle aziende sanitarie locali”. (fa.do.)
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