Scambiano per aglio l’arsenico vegetale Muoiono in ospedale

FIUME. Due persone decedute e altre quattro ricoverate in ospedale, di cui una è in condizioni critiche e i medici temono per la sua vita. È il tragico bilancio degli effetti provocati a Fiume e a Varazdin (a Nord di Zagabria) dal consumo di una pianta altamente velenosa: il colchico d’ autunno, detto anche zafferano falso, arsenico vegetale o giglio matto. Le drammatiche vicende hanno un comune denominatore: tutti coloro che hanno mangiato questa pianta contenente il micidiale alcaloide denominato colchicina, l’ hanno in precedenza scambiata per il commestibilissimo e sano aglio orsino, apprezzato per le sue capacità depurative, antisettiche e diuretiche, capaci di agire positivamente su colesterolo e pressione alta. Sono due vegetali che si assomigliano molto e crescono spesso uno accanto all’altro, cosicché ci vuole l’occhio attento dell’intenditore per evitare conseguenze che possono rivelarsi appunto fatali.
La stagione è quella buona e oltre agli asparagi la gente ama raccogliere in queste settimane il citato aglio orsino. Nell’ultimo mese cinque persone di Fiume e dintorni sono finite nel locale ospedale, con sintomi quali bruciore alla bocca, nausea, coliche, diarrea sanguinolenta e delirio. Una di esse, un fiumano di cui non sono state rese note le generalità e l’età, non ce l’ ha fatta, spirando alla fine di aprile. A Varazdin il colchico ha ucciso un uomo di 61 anni, il pittore Radovan Svetak, ricoverato il 5 maggio con i suddetti sintomi. Prima di essere portato all’ospedale, aveva confidato che aveva capito di avere consumato assieme arsenico vegetale e aglio orsino. È morto tre giorni dopo il ricovero. Permangono molto gravi le condizioni di una donna di 71 anni, in cura al reparto di terapia intensiva di Fiume, mentre il suo consorte 76.enne è ricoverato nella clinica fiumana per malatie infettive. Le sue condizioni sono stabili.
Ieri a tenere una conferenza stampa al Centro clinico – ospedaliero di Fiume è stato Davor Stimac, primario del dipartimento fiumano di gastroenterologia, il quale ha rilevato che non esiste un antidoto per questo alcaloide, e di conseguenza ha invitato i cittadini ad essere molto cauti nel raccogliere piante medicinali e a consultarsi con gli esperti.
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