Scatta l’ora del “big player” «Despar investirà ancora»

Otto market. Non è l’abbinata nome-cognome d’un qualche leggendario imprenditore della grande distribuzione in arrivo dalle terre germanofone. È il numero esatto dei supermercati che Aspiag, la società con quartier generale in Austria titolare del “brand” Despar nella Mitteleuropa, sta per rilevare dalle Cooperative operaie in liquidazione. Quasi un segno del destino, insomma, inspiegabile con le sole leggi dell’economia di mercato. C’è infatti un nuovo padrone austriaco, un portatore del proverbiale rigore tedesco, per un terzo (e anche qualcosa di più) dello storico patrimonio commerciale delle Coop triestine. Le stesse Coop triestine commissariate per via giudiziaria in coda a una di quelle gestioni che si definiscono altrettanto proverbialmente (ma non nel medesimo senso positivo, considerato che la Procura della Repubblica ha aperto pure un fascicolo per bancarotta) all’italiana.
Con gli otto negozi presi appunto dalle Operaie, di cui sette in provincia (Teatro romano, piazza San Giovanni, Viale, San Giovanni, Melara, Opicina e Muggia, l’ottavo sta a Grado) Despar diventa come annunciato di recente il “big player”, numericamente parlando, della grande distribuzione a Trieste, con 29 filiali in gestione diretta o indiretta tramite partner associati. Ed è il primo dei tre colossi entrati nel risiko Coop (gli altri due come si sa sono Coop Nordest e Conad) a uscire allo scoperto con un’intervista. In questo caso, a parlare - e ad annunciare che non è finita qui, perché all’orizzonte potrebbero, anzi dovrebbero esserci altri nuovi investimenti per ulteriori aperture su suolo giuliano - è “Mister Despar” in persona, il grande capo: Rudolf Staudinger, 59 anni, originario di Schwanenstadt, in Alta Austria. Oltre ad essere il numero uno di Aspiag Service, la concessionaria del marchio Despar per il Nordest italiano, e consigliere d’amministrazione della Spar Holding Ag di Salisburgo, Staudinger dal 2014 è anche presidente di Austria Spar International Ag Aspiag, la società di Spar Austria che coordina le attività delle controllate estere in Italia, Slovenia, Croazia e Ungheria.
Presidente, quando prenderete effettivamente possesso dei negozi per i quali avete fatto la vostra offerta alle Cooperative operaie? E quando li aprirete? Quante saranno le filiali dirette e quanti, invece, i market associati?
Ne prenderemo possesso non appena avremo firmato i contratti dal notaio. Gli otto punti vendita che abbiamo acquistato chiuderanno nel primo week-end di luglio. Poi sarà fatto l’inventario. Immediatamente dopo ci metteremo al lavoro per riaprire con l’insegna Despar, ritengo l’8 o il 9 di luglio. Tutti questi nuovi punti vendita saranno gestiti direttamente da Aspiag.
Per numero di negozi siete diventati il primo player della grande distribuzione a livello provinciale. Perché avete deciso di puntare molto forte su questo mercato territoriale? Quanti sono i vostri dipendenti a Trieste, compresi gli ultimi “arrivati” oramai ex Operaie?
Siamo già fortissimi in provincia di Udine e appena si è presentata l’occasione per potenziare la nostra presenza anche a Trieste l’abbiamo colta. Una presenza che, vorrei ricordare, è storica. All’epoca infatti la famiglia Beltrame aveva portato il marchio Despar nel capoluogo giuliano. Poi siamo arrivati noi. Complessivamente, a livello triestino, ad oggi sono 192 i dipendenti Aspiag, che diventeranno 295 con i 103 nuovi assunti.
Inizialmente, cioè nel piano di concordato originario, voi non c'eravate. Nell'ultimo mese siete entrati in gioco chiedendo di comperare una parte degli stessi negozi che erano stati richiesti, in prima battuta, dalle Coop Nordest. Perché? C'entra forse la concomitante crisi delle Coop della Carnia, che ha indotto i potenziali grandi acquirenti a condividere il più possibile gli investimenti in Friuli Venezia Giulia?
Non è proprio così. Abbiamo sempre analizzato attentamente la situazione e abbiamo presentato comunque una nostra offerta in primavera. Forse abbiamo lavorato sotto traccia, come è nostra consuetudine. Quanto a CoopCa, abbiamo fatto le nostre offerte in maniera adeguata anche in Carnia, dove siamo già presenti con molti punti vendita.
Che differenze devono attendersi le famiglie che solitamente frequentano i market delle Coop operaie da voi acquisiti?
Che dire. I nostri clienti potranno trovare tutti i valori Despar, dunque ampiezza dell’assortimento, prezzi competitivi e ampia offerta. Sicuramente cortesia e professionalità da parte dei collaboratori, ma anche maggiori orari di apertura. È così che possiamo creare gli ulteriori posti di lavoro annunciati.
E i dipendenti? Cosa devono aspettarsi?
Ritengo che non cambierà niente, per loro. Lavoreranno sempre 38, 40 ore settimanali, ma come già detto a fronte di maggiori aperture dei punti vendita, e quindi con nuovi posti di lavoro. E saranno rafforzati anche gli altri market già esistenti a Trieste, Muggia e Grado.
A proposito. Avete deciso per l’appunto di assumere, oltre agli addetti già in servizio nei negozi che andate a rilevare, ulteriori dieci persone. Siete l'unico player, dei tre grandi scesi in campo adesso a Trieste, che aumenta addirittura il numero dei dipendenti. Come va letto questo fatto?
Non c’è altra chiave di lettura se non che a noi sta a cuore la forza lavoro. Da sempre è uno dei punti di forza di Despar, perché rappresentano il territorio. Noi lavoriamo, quotidianamente, per il benessere e per migliorare l’ambiente dove operiamo. Anche per quanto riguarda la scelta dei prodotti da mettere in vendita.
A quanto ammonta il vostro investimento sul territorio triestino?
Per intanto, al di là dell’acquisizione, posso dire che investiremo ancora un paio di milioni per ristrutturare e sistemare proprio alcuni dei punti di vendita ex Coop operaie. Da un punto di vista generale, invece, faccio presente che, per effetto di tale operazione, abbiamo 29 negozi. Questo dato si commenta da solo, ma non è il punto di arrivo. Se ci saranno altre occasioni potremmo incrementare ulteriormente la nostra presenza, ovviamente se ce ne saranno i presupposti. Ma ora pensiamo soprattutto a far partire il prima possibile questi punti vendita, per garantire continuità di servizio ai clienti e fare in modo di creare a tutti i minori disagi possibili.
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