Scompaiono i calamari, biologi in allarme

L’esperto dell’Istituto spalatino di oceanografia: da anni sottoposti a una pesca indiscriminata
sterle trieste racconto di pesca
sterle trieste racconto di pesca

FIUME. Le segnalazioni riguardano tutte le acque dell’Adriatico croato, dall’Istria al Sud della Dalmazia: nella stagione autunnale e in queste settimane d’inverno, i calamari si sono rarefatti e spesso pescatori – professionisti e non – tornano a casa a mani vuote. Il fenomeno si è fatto via via più presente negli ultimi dieci anni, e va di pari passo con l’impennata dei costi che si registra nelle pescherie croate dove se fino a non molti anni fa per un chilo di calamari si spendevano non più di dieci euro, ora si arriva anche oltre i venti.

Ma a lanciare l’allarme arrivano anche gli esperti. Secondo il parere di Ivan Katavić, biologo marino dell’Istituto spalatino di oceanografia e pesca, negli ultimi decenni il “Loligo vulgaris” è stato al centro di un’attività di pesca indiscriminata nelle acque croate, mentre le istituzioni competenti non hanno stabilito nemmeno le dimensioni minime in base alle quali permettere la pesca di questo cefalopode: soltanto dallo scorso anno è stata resa poi obbligatoria la notifica dei calamari pescati.

«Il prelievo - ha spiegato Katavić - diventa praticamente insostenibile nel corso della stagione turistica e a prescindere dal divieto, che resta in vigore dal primo marzo al 30 settembre, di utilizzare le lampade nella pesca al calamaro. I controlli sono rari e comunque inefficaci, anche perché la pesca continua a essere assolutamente non selettiva e va a colpire maggiormente gli animali non ancora adulti, con tutte le conseguenze del caso».

Secondo l’esperto spalatino esiste comunque anche la possibilità che la minore presenza del mollusco sia da addossare ai cambiamenti climatici oppure a qualche evento maturato nelle profondità delle acque adriatiche. «Fortunamente - ha aggiunto Katavić - il calamaro è una risorsa rinnovabile e ha una crescita rapida: resta il fatto che bisogna fare in modo di permetterne il ripopolamento, così da potere avere entro un paio d’anni nuovamente di nuovo quantità sufficienti e sostenibili nelle nostre acque». Secondo Katavić «forse in futuro avremo il calamaro d’allevamento, fatto crescere in gabbie speciali o in altri contenitori. Gli spagnoli per esempio stanno sperimentando l’allevamento dei polpi, un altro cefalopode che si sta facendo assente negli ultimi tempi nelle acque istriane, quarnerine e dalmate».

(a.m.)

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