“Se vi chiedono il Pin al telefono è una truffa”, i consigli degli esperti

Dai dati personali ai link sospetti inviati da mittenti sconosciuti. Gli strumenti per difendersi dalle truffe informatiche nell’incontro di UniCredit, con la Polizia di Stato, Federconsumatori e Adiconsum

Laura Tonero
La platea (Lasorte)
La platea (Lasorte)

«La banca non vi chiederà mai al telefono i vostri codici, il vostro Pin: gli addetti della banca li hanno già a disposizione, quindi se ricevete una simile richiesta è una truffa». UniCredit, la Polizia di Stato, Federconsumatori e Adiconsum hanno unito le forze per offrire a una nutrita platea di triestini gli strumenti per difendersi dalle truffe informatiche, quelle mirate a svuotare i conti correnti. Prendendo spunto dagli ultimi casi di cronaca, che anche a Trieste hanno visto diverse persone raggirate da falsi addetti della banca o da falsi operatori delle forze dell’ordine, sono stati forniti vari consigli.

Ad esempio: «La banca non chiama mai da un numero di cellulare – ha evidenziato Giovanna Guidolin, responsabile antifrode di UniCredit – non manda mai mail con dei link. Se la richiesta che arriva dalla banca è insolita fermatevi, ragionate, chiamate la vostra filiale, il numero verde, o le forze dell’ordine».

Tre gli elementi chiave di una truffa: il senso di urgenza del malvivente, che ha la necessità di agire tempestivamente, l’utilizzo di un fatto che sta a cuore alla vittima o che la incuriosisce. E poi c’è l’inganno, con il truffatore che finge di essere un altro soggetto, solitamente autorevole come appunto un operatore delle forze dell’ordine, o della banca.

Per proteggersi «non bisogna comunicare mai i dati personali – ha sottolineato Guidolin – mai disporre di bonifici per “mettere in salvo” della somme di denaro o per bloccare dei trasferimenti di soldi. È bene ricordare che un bonifico istantaneo, urgente, non è revocabile neppure dalla banca».

Un altro consiglio è quello di non cliccare su link o allegati contenuti in comunicazioni provenienti da mittenti sconosciuti. I truffatori usano chat, sms, mail, qr code e anche delle vetrine sui social media mentre si fanno acquisti online.

Contrariamente a quanto si pensa, a cadere nelle trappola di chi usa le frodi informatiche sono soprattutto le persone di un’età tra i 40 e i 60 anni, non gli anziani. Che invece, avendo consapevolezza della loro fragilità, come è successo partecipano alle iniziative di prevenzione, raccolgono con attenzione i consigli a riguardo. «Non siete deboli – è stato spiegato alla platea – anzi, siete la parte forte se riuscite ad avere gli strumenti per difendervi dalle truffe».

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