Se ne va anche Bernardi e “La Vela” resta vuota

L’emporio ha chiuso i battenti due anni prima della scadenza del contratto Resiste soltanto il supermercato. I negozi abbandonati rifugio per i senzatetto
Di Tiziana Carpinelli
Bonaventura Monfalcone-02.02.2012 Chiusura Bernardi-Centro Commerciale-La Vela-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-02.02.2012 Chiusura Bernardi-Centro Commerciale-La Vela-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura

Nell’indifferenza quasi generale, “La Vela” di via Grado, il primo centro commerciale realizzato a Monfalcone, ha perso un altro pezzo per strada. Bernardi, catena di abbigliamento low-cost con oltre 180 punti vendita in Italia, ha chiuso la sua filiale a Panzano, in anticipo di due anni rispetto alla scadenza contrattuale prevista nel 2014.

Mecca dello shopping alternativo alle vetrine del centro negli anni Novanta, la Vela era l’incarnazione di un modello americano calato in una città dove i normali supermercati (su tutti la Coop oltre il Lisert) sembravano già abbastanza grandi. Eppure, fino all’inaugurazione dell’Emisfero, furono affari d’oro. I monfalconesi che oggi hanno almeno trent’anni si ricorderanno tutte le iniziative, anche di festa, nel mitico “Cutter club”, che a suo modo reclamizzava “il primo centro commerciale” della città, oggi ridotto a un deserto rispetto alle origini.

Negli anni hanno poi chiuso in successione rapida il bar paninoteca, il solarium-centro estetico, la maxi-sala giochi, il negozio di scarpe, la gelateria, il laboratorio di riparazione di calzature e pellame, la piccola profumeria. Nel grande parallelepipedo che domina la rotatoria della Marcelliana, è rimasto attivo al primo piano solo il veneto Spak, l’ultimo di una serie di supermercati che si sono alternati nello spazio commerciale più ampio dell’edificio, e il pulisecco, i cui gestori hanno però ha il termine del rapporto di locazione fissato ad agosto e poca propensione, visti i canoni elevati, a prorogare il contratto.

La crisi incombe e, visto il contesto in cui l'esercizio risultata inserito, la permanenza in quell’area è oggetto di profonda riflessione: i clienti non mancano, anche perché a Panzano non vi sono altre puliture e di recente si è aggiunto il servizio di piccole riparazioni e sartoria, ma sarebbe meglio, per gli affari, puntare a una zona più appetibile. Al secondo piano, non è rimasta alcuna attività: Bernardi ha calato la saracinesca, in fretta e furia, mentre un’ampia area è stata affittata come sala da ballo nella fascia serale, unico anelito di divertimento rimasto in quel contenitore che ha chiuso perfino le toilette e, con disappunto di chi è rimasto, non ha più vigilanza.

Lo scenario è di abbandono e degrado: viene da chiedersi cosa diventerà, in futuro, questa struttura di duemila metri quadrati, attualmente ben distante da ipotesi di rilancio. Eppure gli esercenti sopravvissuti si prodigano in mille sforzi per far funzionare le attività: il supermercato, complice i prezzi contenuti, si è ritagliato un discreto giro d’affari. Pure la rivendita di motociclette Dagri, che ha l’ingresso all’esterno, ha un suo portafoglio di clienti. Ma la cittadella commerciale ante litteram dei sogni, finita nella polvere negli anni Duemila, nonostante un decollo col botto, sembra arrivata al capolinea.

La scala mobile è rotta e da anni non funziona più: nessuno si è preso la briga di ripararla. «Vogliamo solo lavorare – spiega una commerciante esasperata – ma qui nessuno ci aiuta: lo dicano chiaro e tondo che vogliono che questo centro commerciale chiuda perché ce n’è già un altro. Così non si può più andare avanti».

Spesso, nelle giornate di freddo, i clochard trovano riparo dentro la struttura. La sera non c'è nessuno che controlla. Non sempre è un posto sicuro. L’illuminazione è scarsa. L’agonia della Vela, iniziata qualche anno fa, continua.

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