Sede unica troppo cara, Confindustria ci ripensa

Insostenibili gli oneri gestionali dell’edificio Cosulich a Ronchi e calano gli apporti degli associati: si torna nei vecchi uffici di Trieste e Gorizia
L'ex quartier generale delle profumerie Cosuliche e sede di Confindustria a Ronchi
L'ex quartier generale delle profumerie Cosuliche e sede di Confindustria a Ronchi

TRIESTE Separazione, ma solo condominiale. Confindustria Venezia Giulia (Vg) resta bicefala accomunando Trieste e Gorizia, però deve rinunciare alla sede unica di Ronchi, dove è in affitto, a causa dell’eccessiva onerosità gestionale dell’edificio Cosulich, che si staglia ben visibile di fianco al casello autostradale di Redipuglia. E così la componente triestina se ne tornerà a palazzo Ralli e quella isontina farà nuovamente rotta verso la goriziana via degli Arcadi. L’esperimento non è durato molto, circa un anno e mezzo a cavallo dell’aprile dello scorso anno e della decisione assunta un paio di giorni fa dal consiglio generale della Confindustria giuliana.

 

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Sergio Razeto presidente di Confindustria Venezia Giulia (foto Bumbaca)

 

La retromarcia logistica sarà organizzata da qui a sei mesi, quindi entro la fine del marzo 2017 la struttura territoriale si riposizionerà su due filiali. Senza perdere la caratterizzazione unitaria giuliana, che continuerà a permeare l’organigramma e i servizi. Il presidente Sergio Razeto nega dissidi e frizioni tra le due “tribù”: il motivo dell’evacuazione di Ronchi - insiste - è di natura assolutamente economica e non comprometterà il funzionamento “diarchico”.

Razeto spiega che il problema economico-gestionale è frutto di una triplice, negativa convergenza: la crisi, che ha causato il taglio contributivo da parte di un certo numero di aziende associate; la decisione romana di attenuare i versamenti delle cosiddette “multisedi” (come Fincantieri), che pagano la quota associativa in tutti i presidi confindustriali dove hanno i siti produttivi; gli elevati consumi dell’edificio Cosulich, una struttura energivora tutta in vetro, che costa molto sia col freddo che col caldo.

Il taglio delle quote “multisedi” risale a poche settimane fa ed è stato il colpo alla nuca per Ronchi. Dell’onerosità gestionale - ammette Razeto - Confindustria Venezia Giulia si è resa conto mano a mano che venivano recapitate le impegnative bollette. Risultato finale: l’evacuazione di Ronchi prima che il riscaldamento invernale soffochi lo smagrito bilancio confindustriale. Le sedi triestina e goriziana sono entrambe di proprietà confindustriale.

 

 

Lo stesso Razeto precisa che, sempre in chiave di risanamento finanziario, sono stati fatti interventi sul personale (una ventina di addetti), in termini di part-time e di ricalibrature contrattuali. Il presidente non smentisce qualche malumore nei confronti della stessa presidenza e della direzione (Paolo Battilana) associativa, ma le ritiene tutto sommato fisiologiche. Si sono verificati forfait dolorosi, come quello di un prestigioso iscritto come Colombin. Razeto spera di riuscire a sedare altri focolai di tensione(vedi Ravizza), legati anche alla vicenda della Camera di commercio (leggi articolo in basso). «Il momento non è facile per l’intero mondo associativo, i corpi intermedi attraversano una fase delicata, le tradizionali rappresentanze di interessi soffrono i cambiamenti in atto nell’economia e nella società», analizza il presidente. E tutto questo si riverbera anche su un’organizzazione che raccoglie poco meno di 600 imprese, che a loro volta danno lavoro a circa 30 mila persone.

Razeto ha ovviamente avvertito il presidente regionale Giuseppe Bono, che ha preso atto della situazione: «I numeri sono numeri», ha commentato il manager di Fincantieri (che è la maggiore erogatrice della territoriale confindustriale). Che la vita si sia fatta aspra per l’associazionismo imprenditoriale lo si era già visto nel caso dell’Ance (costruttori ed edilizia), che aveva lasciato alcuni mesi fa palazzo Ralli, per sistemarsi provvisoriamente in piazza Goldoni, in sub-affitto della Settimo.

L’operazione “Venezia Giulia” era decollata sotto favorevoli auspici, come uno dei casi-pilota di aggregazione territoriale. Il trasloco a Ronchi venne effettuato poco dopo la Pasqua 2015, a seguire l’accorpamento delle due associazioni: presidente Razeto, vicepresidenti Pierluigi Zamò e Diego Bravar, direttore Flavio Flamio che venne quasi subito sostituito da Battilana, a sua volta coadiuvato da Sonia Lussi e da Massimiliano Ciarrocchi.

La sede di Ronchi fu alla ribalta della cronaca nazionale quando nel luglio 2015 ospitò una conferenza stampa dell’allora presidente confindustriale Giorgio Squinzi, dedicata al caso giudiziario che aveva riguardato lo stabilimento Fincantieri di Panzano.

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