Il direttore di Seingim: «Così nascerà a Trieste l’hub dell’idrogeno»

Parla Valerio Petrinca: «Produrremo circa 370 tonnellate annue di idrogeno verde». Giovedì 30 il forum sulla transizione energetica

Federico Piazza
Valerio Petrinca, direttore generale di Seingim
Valerio Petrinca, direttore generale di Seingim

Il nuovo Polo triestino dell’idrogeno verde promosso da AcegasApsAmga porta la firma di Seingim. La società veneta di servizi ingegneristici, attiva nelle infrastrutture energetiche, ha infatti realizzato il progetto di fattibilità tecnico-economica e il progetto esecutivo.

Il 18 settembre è stato inaugurato il cantiere dell’elettrolizzatore alimentato da fonti rinnovabili, che si situa nell’ambito della North Adriatic Hydrogen Valley, l’accordo transfrontaliero tra Regione Autonoma del Friuli Venezia Giulia, Slovenia e Croazia mirato alla produzione, allo stoccaggio e alla distribuzione di circa 5mila tonnellate annue di idrogeno green.

A Trieste un forum per comprendere le sfide della transizione energetica

L’Hub di Trieste è quindi parte integrante di una rete composta da 37 organizzazioni e 17 progetti pilota distribuiti su tre Paesi, che ha l’ambizione di trasformare l’area dell’Alto Adriatico in un laboratorio d’innovazione, capace di accelerare la decarbonizzazione e consolidare il ruolo strategico del territorio giuliano per la transizione energetica.

Del progetto triestino parla Valerio Petrinca, direttore generale di Seingim, azienda che si appresta a chiudere il 2025 con un fatturato di circa 45 milioni di euro.

Cos’è l’Hydrogen Hub Trieste?

«Dal punto di vista tecnico, il progetto rappresenta un modello di simbiosi industriale. L’impianto di elettrolisi è collocato in un’area adiacente al termovalorizzatore di Trieste, così da recuperarne l’acqua di scarto e riutilizzarla come risorsa per la produzione di idrogeno. L’impianto sarà alimentato da energia proveniente dal parco fotovoltaico realizzato in un’area contigua, anch’essa precedentemente dismessa. Questo approccio consente non solo di chiudere il ciclo energetico in chiave sostenibile, ma anche di valorizzare il territorio attraverso un intervento di rigenerazione urbana».

A cosa servirà l’idrogeno verde?

«Sarà destinato a decarbonizzare il trasporto pubblico locale e i settori industriali hard-to-abate, difficilmente elettrificabili. Tra gli impieghi previsti figurano l’alimentazione di autobus a fuel cell della provincia di Trieste, dei mezzi ferroviari e su gomma nell’ambito della logistica portuale e retroportuale, e dei veicoli industriali operanti nelle aree produttive provinciali».

Trieste raddoppia la potenza con la rete elettrica del futuro
Due navi da crociera ormeggiate ai moli della Stazione Marittima di Trieste (Lasorte)

Che dimensioni avrà l’impianto?

«L’energia elettrica è generata da un campo fotovoltaico da 4,85 MWp, realizzato su un’area di circa 58mila metri quadri, e destinata ad alimentare un sistema di elettrolisi da 5 MW. Gli elettrolizzatori producono circa 370 tonnellate annue di idrogeno verde, di cui circa 116 tonnellate derivate dall’energia del parco fotovoltaico. Per l’energia elettrica è prevista la realizzazione di un sistema di stoccaggio da 1 MW di potenza e 2 MWh di capacità utili da sfruttare durante le ore di minore o cessata produzione di energia. L’idrogeno sarà invece stoccato in sito per mezzo di un sistema ad alta pressione con capacità di circa due tonnellate di idrogeno, equivalenti a due giorni di fabbisogno».

Valore economico?

«L’investimento complessivo, superiore ai 20 milioni di euro, è stato finanziato con 15,8 milioni di euro dal Pnrr e 1,5 milioni dal programma Horizon Europe, confermando la competitività del progetto nell’attrarre fondi europei».

Che prospettive ha il mercato dell’idrogeno verde in Italia e in Europa?

«Oltre che nei settori industriali cosiddetti “hard to abate”, svolgerà un ruolo importante come vettore nel panorama della transizione energetica. Venendo immagazzinato e trasportato con infrastrutture simili a quelle del gas naturale, potrà fungere da “ponte di energia” tra fonti intermittenti e consumi continui».

Quali sono i principali trend dei progetti di infrastrutture per la transizione energetica in Europa?

«Il progressivo passaggio a un mix energetico dominato da rinnovabili, con produzione di energia asincrona rispetto alla domanda, genererà squilibri, che la rete elettrica sarà sempre meno in grado di assorbire. Rispetto a questa trasformazione, i sistemi di accumulo svolgeranno un ruolo fondamentale».

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