Servola “dimentica” il delitto di Pasqua

Né fiori né messaggi davanti alla casa dell’uomo accoltellato dalla moglie. Tra i vicini c’è voglia di tornare alla normalità
Lasorte Trieste 04/04/18 - Tribunale. Loredana Crasso, Omicidio Fulvio Visintin
Lasorte Trieste 04/04/18 - Tribunale. Loredana Crasso, Omicidio Fulvio Visintin

TRIESTE «La signora Crasso mi ha fatto proprio pena, secondo me non era burbera e schiva come ha affermato qualcuno, anzi, posso dire che, quando ci incontravamo per strada, salutava sempre con il sorriso». Loredana Crasso, 69 anni, la donna che ha ucciso il marito, Fulvio Visintin, 73 anni, il giorno di Pasqua, nel loro appartamento a Servola, da schiva e introversa diventa tutto d'un tratto gentile e cordiale. È come se più di qualche conoscenete, dopo la decisione del gip di convalidare gli arresti domiciliari per la donna, sentisse ora il bisogno di esprimerle in un certo senso vicinanza.

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Lasorte Trieste 04/04/18 - Tribunale. Loredana Crasso, Omicidio Fulvio Visintin


La moglie di Visintin viene allora descritta come una persona con un carattere completamente diverso rispetto a quello descritto nei giorni scorsi. «Era sempre sola - racconta ancora qualcun altro -, il marito non le dava mai attenzione. Lei era sempre con le borse della spesa, a casa all'ora di pranzo, puntuale, aspettava il marito, che era sempre in ordine, con le camice inamidate e pulite. Qualche rara volta li ho visti insieme, ma davvero rarissime». Non aveva amiche probabilmente, ogni mattina andava a trovare la figlia Clara, che ha un salone di parrucchiere in corso Saba. Amava tanto la musica, forse la sua unica compagnia, che a casa ascoltava con un volume molto. E non vedeva bene, tanto che portava sempre degli occhiali scuri perché diceva che la luce le dava fastidio.

A qualche giorno di distanza dal tragico delitto, la gente si è fatta un'opinione un po' più completa di come possono essee andate le cose. «La sera - dice un residente - mi ha fatto un po’ impressione sapere cos’è accaduto a pochi metri da casa mia».

Il palazzo di via dei Vigneti intanto è piombato nel silenzio più totale. Nessun fiore, nessuna parola più su Visintin. Quella piccola fetta del rione di Servola è tornata improvvisamente alla normalità, come nulla fosse accaduto. «Qui - dice qualcuno - alla fine è sempre così, c'è solo silenzio». Un altro vicino spiega di non aver udito più alcun passo sul pianerottolo del secondo piano, dove viveva la coppia. Non un accenno all'intervento di qualche forza di polizia che potrebbe essere entrata nell'appartamento per compiere ulteriori indagini. Tutto tace, afferma un altro vicino, che in tutta la sua vita avrà incontrato i signori Visintin al massimo due o tre volte. «Erano forse persone molto riservate», commenta, anche se qualche urlo dall'appartamento accanto la sera arrivava. I litigi tra i due coniugi, che da tempo ormai non andavano più d'accordo, erano noti. Fulvio Visintin era anche andato via di casa per un periodo e aveva avuto una relazione con un'altra donna. Proprio lei potrebbe essere stata la causa che avrebbe fatto scaturire nella moglie Loredana l'azione omicida.

Qualche altro dirimpettaio infatti, prendendo in considerazione l'orario di ritorno a casa di Visintin il giorno di Pasqua, che sarebbe rientrato qualche ora prima della moglie, suppone che la vittima potrebbe aver lasciato il pranzo prima del dovuto a causa di un litigio proprio con la Crasso. Una volta che quest'ultima sarebbe rincasata il telefono di lui avrebbe squillato. Dall'altra parte della cornetta l'altra compagna. Ed ecco che in quel momento Crasso, stufa di una situazione che non riusciva più a sopportare, avrebbe iniziato a discutere con il marito. Poi il tragico epilogo.

Se quest’ipotesi si rivelerà fondata, e se quindi la donna non ha reagito per legittima difesa, lo diranno le indagini. Inizialmente l'assassina, una volta confessato l'omicidio tra la notte dell'1 e il 2 aprile, aveva detto che l'uomo teneva il coltello in mano e che lei, sentendosi minacciata, avrebbe afferrato l'arma e l'avrebbe colpito all'addome. L'altro ieri il pm Pietro Montrone, che indaga sull'omicidio, ha disposto l'autopsia sul cadavere di Visintin e i test biologici sul coltello che lo ha ucciso. Gli accertamenti autoptici sulla posizione e sulla profondità della ferita saranno utili a capire come il coltello abbia provocato la ferita mortale. Stesso discorso per la perizia sulla lama e sul manico.
 

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