Trieste, i silenzi dell’assassina del marito: «È sotto choc, non ricorda nulla»

TRIESTE. Non sa. Non ricorda. Davanti al magistrato è rimasta in silenzio. «È confusa, è ancora sotto choc», dicono gli avvocati della donna. Ma quando Loredana Crasso ha sferrato la coltellata al marito Fulvio Visintin, uccidendolo, forse era alterata dall’alcol. Il particolare potrebbe spiegare, almeno in parte, la ferocia del gesto scaturito domenica scorsa durante il litigio con il coniuge. Nell’interrogatorio in Questura la sessantanovenne in effetti ha affermato di aver bevuto «un litro di frizzantino» durante la giornata, presumibilmente nel corso del pranzo pasquale in famiglia.
Circostanza, questa, che trova riscontro nel test con l’etilometro al quale la signora è stata sottoposta dalla polizia non appena i contorni della vicenda iniziavano a farsi tragicamente più chiari. Il tasso alcolemico appurato dagli agenti era di 0,6 g/l. Loredana non era di certo ubriaca sfatta, ma il valore di per sé è già indicativo: in un controllo in strada comporterebbe una sanzione fino a 2 mila euro oltre che la sospensione della patente. Va però tenuto conto del momento in cui la polizia ha eseguito la verifica. Il marito settantatreenne è stato ucciso attorno alle 17.30, l’ora in cui grossomodo si innesca il furibondo battibecco tra i due, ma quanto passa prima che gli agenti procedano con l’accertamento?
Gli sforzi dei soccorritori intervenuti nell’appartamento inizialmente sono tutti focalizzati sulla ferita e sull’emorragia di Fulvio Visentin. Tentano di salvarlo, ma invano. La volante, la Squadra mobile e la polizia Scientifica piombano sul posto appena dopo, quando cioè i sanitari del 118 sospettano qualcosa di diverso dal semplice incidente domestico dichiarato dalla donna.
Probabilmente passa del tempo, forse delle ore, prima che venga rilevato il tasso alcolemico. Tasso che appunto, anche a distanza di molto tempo, resta oltre i limiti: a riprova del fatto che la 69enne aveva bevuto prima del delitto. Forse pure il marito? La coppia ha litigato in preda all’alcol? Non si sa se questo elemento è destinato a pesare o meno nella fase processuale che si aprirà di qui ai prossimi mesi. Ma indubbiamente cambia i contorni della scena.
«Il dato è emerso - spiega l’avvocato Silvano Poli, che assieme alla collega Sara Bearzi difende Loredana Crasso - ma non c’è un riscontro su uno stato di ubriachezza effettivo. Anche per la stessa Procura questo aspetto non sembra così rilevante. Se ne tiene conto, ma non è un’aggravante contestata. Non si ritiene che questo elemento possa aver influito».
Ieri mattina la sessantanovenne è stata interrogata in Tribunale dal gip Giorgio Nicoli, che ha convalidato la misura cautelare degli arresti domiciliari. La signora era accompagnata, oltre che dai due avvocati, anche dal pm Pietro Montrone che ha in mano il fascicolo. Davanti alle telecamere e i flash dei fotografi, Crasso ha abbassato la testa.
Nel corso dell’interrogatorio, durato circa mezz’ora, l’indiziata si è avvalsa della facoltà di non rispondere. È restata in silenzio. «È sempre sotto choc - hanno affermato i legali - non ricorda, ha un blackout. Anche per noi è difficile capire cosa sia accaduto. La signora versa ancora in uno stato confusionale, è molto scossa per quanto è successo».
L’interrogatorio dal gip Nicoli non ha portato dunque nuove risposte. Resta allora in piedi l’iniziale deposizione resa dall’indagata nella notte in Questura. Ore e ore di domande, in cui gli investigatori hanno messo sotto torchio la sessantanovenne. Lei con quelle sue dichiarazioni che la Squadra mobile ha ritenuto subito contraddittorie e lacunose. Inizialmente la donna ha affermato che il marito si era fatto male «da solo». È crollata alle cinque di mattina, confessando l’omicidio.
Ma dalla deposizione di quella notte adesso spuntano anche altri dettagli del drammatico pomeriggio di Pasqua. La coppia ha pranzato assieme ai parenti, sembra da una figlia. Fulvio è tornato a casa prima della moglie. Quando anche lei è rientrata, ha trovato il marito seduto su una poltrona in salotto con un coltello in mano, intento a mangiare del formaggio. Il litigio sarebbe scaturito dalle lamentele della donna per il disordine nell’appartamento.
Il bisticcio è degenerato in parole più pesanti, in cui sarebbero state tirate in ballo anche altre questioni. Forse i trascorsi dell’uomo che, in passato, avrebbe avuto una relazione con un’altra donna. Fulvio si sarebbe quindi alzato dalla poltrona, sempre con il coltello in mano, continuando a inveire contro la moglie. Lei, cieca di una rabbia maturata dopo anni di dissidi, avrebbe agguantato l’arma colpendo il marito al petto. Loredana, davanti al sangue, ha chiamato il 118. Fulvio, accasciato sul pavimento, è rimasto sempre cosciente. È morto poco dopo, tra le mani dei soccorritori.
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