Silicanum ritira il ricorso al Tar Attività chiusa, solo agricoltura

Francesco Fain
Era il settembre scorso. E il Tar del Friuli Venezia Giulia cassò il ricorso proposto dall’azienda agricola di Montesanto “Silicanum”, trasformata – secondo l’accusa – in casa di riposo. Nell’azione giudiziaria veniva chiesta la sospensione del provvedimento con il quale l’amministrazione comunale Ziberna aveva disposto la decadenza immediata delle autorizzazioni legate alle attività di agriturismo e di somministrazione di cibo e bevande.
Lunedì scorso si sarebbe dovuti entrare nel merito della vicenda nel procedimento amministrativo. Ma la parte ricorrente ha dichiarato di «rinunciare al ricorso», essendo stata disposta la chiusura dell’attività nell’ambito del procedimento penale pendente: circostanza che «renderebbe, comunque, ineffettiva un’eventuale pronuncia favorevole in questa sede», si legge nell’ultima sentenza del Tar. Il Comune ha agito correttamente, dunque. «E con questa sentenza che, di fatto, è una presa d’atto della decisione dei ricorrenti (la “Silicanum”, ndr) si è chiusa la parte amministrativa della vicenda», sottolinea l’avvocato comunale Stefano Piccoli.
Fa eco Lorenzo Presot, il difensore dell’azienda di via degli Scogli. «Non c’era più interesse nel coltivare il ricorso – spiega – perché, comunque, l’attività continua ad essere chiusa nell’ambito del procedimento penale. Da qui, la decisione di ritirare tutto». Sul versante penale, intanto, «siamo in attesa – spiega ancora Presot – della chiusura delle indagini». Nel frattempo, la Silicanum continua l’attività limitatamente alla struttura agricola che non è interessata alla controversia.
Il Tribunale amministrativo regionale del Fvg ha dichiarato, pertanto, «improcedibile il ricorso, per sopravvenuto difetto di interesse». Una curiosità: la decisione è in camera di consiglio, tenutasi da remoto attraverso la piattaforma Microsoft Teams (vista l’emergenza Covid) con l’intervento dei magistrati Oria Settesoldi (presidente), Lorenzo Stevanato (consigliere), Luca Emanuele Ricci (referendario, estensore).
E ora un breve passo indietro per ricostruire la vicenda piuttosto intricata. Le autorizzazioni erano state rilasciate dal Comune nel 2009 (rispettivamente, ad agosto e novembre), ma in seguito alle indagini avviate dai carabinieri del Nas di Udine per fare chiarezza sull’attività della struttura di via degli Scogli 53, il 12 agosto scorso il Comune le aveva revocate. Il 25 agosto, il Nucleo anti-sofisticazioni aveva, poi, posto sotto sequestro il Silicanum su ordine del gip del Tribunale di Gorizia. A questo, era seguita l’immediata chiusura dell’attività oltre al trasferimento degli anziani ospiti in altre strutture, fra cui la casa di riposo Angelo Culot di Lucinico. Ma questo provvedimento riguarda, torniamo a ricordarlo, il filone penale della vicenda, non quello amministrativo.
Secondo gli accertamenti dell’Arma, nel tempo, la struttura (originariamente di tipo agrituristico) era stata riconvertita in residenza per anziani, con illegittima erogazione di prestazioni di natura infermieristica e sociosanitaria. Tra le altre cose contestate, era venuto a mancare l’aspetto della coltivazione del fondo, risultando prevalente – in termini di volumi d’affari e tempo-lavoro dedicato – l’attività di residenza per anziani. Nonostante l’agriturismo fosse autorizzato ad operare per 210 giorni all’anno, c’erano ospiti che lì avevano trasferito la loro residenza. Non ha poi aiutato i titolari il fatto che i pasti venissero serviti dall’esterno e non confezionati con la materia prima aziendale. Alla luce delle difformità emerse, il Comune, difeso dall’avvocato Stefano Piccoli, aveva deciso di agire ritirando le autorizzazioni. –
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