“Sillabe universali” che plasmano il linguaggio
Le lingue si imparano, è vero, ma esistono delle basi innate nella struttura del linguaggio che precedono l’esperienza? I linguisti hanno notato che, pur nell’enorme variabilità delle lingue umane, ci sono alcune preferenze nel suono delle parole che si ripetono in ogni idioma. Ci si chiede perciò se questo indichi l’esistenza di una base biologica universale e innata del linguaggio. Uno studio della Sissa porta prove a favore di questa ipotesi dimostrando che certe preferenze nel suono delle parole sono già presenti nei neonati di pochi giorni.
Prendete il suono “bl”: quante parole che iniziano così vi vengono in mente? Blusa, blu, blando... Prendete ora “lb”: quante ne trovate ora? Nessuna in italiano, e anche in altre lingue sono o inesistenti o estremamente rare. Nelle lingue umane si trovano numerosi esempi di questo tipo e ciò indica che per le parole preferiamo certe combinazioni di suoni ad altre.
Queste ricorrenze “trasversali” sono il motivo per cui i linguisti hanno avanzato l’ipotesi che possano esistere basi biologiche del linguaggio che nell’essere umano precedono l’apprendimento. Trovare prove a supporto di questa congettura è però tutt’altro che facile e il dibattito fra chi sostiene questa posizione e chi crede che il linguaggio sia del tutto frutto dell’apprendimento è ancora acceso. Una prova a supporto dell’ipotesi “universalista” arriva ora da un nuovo studio condotto da un team della Sissa di Trieste, appena pubblicato sulla rivista Pnas.
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