Simsig al giudice: ho agito come un automa

«Signor giudice, chiedo perdono per quello che ho fatto e per il dolore cagionato a tutti ma soprattutto alla donna che amavo. Quel giorno ho agito come un automa...».
È un biglietto scritto a mano, una sorta di appello che inevitabilmente è caduto nel vuoto perché non poteva essere altrimenti. Il biglietto è stato consegnato al giudice Laura Barresi da Giulio Simsig, l’ex gruista della Fincantieri che l’11 settembre dello scorso anno ha ucciso a coltellate l’ex convivente Tiziana Rupena. Simsig era in aula in occasione dell’udienza preliminare al termine termine del quale il giudice ha disposto il rito abbreviato. L’udienza è stata fissata per il 15 ottobre. Il pm Cristina Bacer lo accusa di omicidio volontario con l’aggravante della premeditazione. Il rischio, considerato lo sconto di pena, per Giulio Simisg è di una condanna che potrebbe anche essere superiore a vent’anni. Ieri l’ex gruista è stato guardato a vista da tre agenti della penitenziaria, sia durante l’udienza, che al momento dello spostamento fino alla sua cella lungo i corridoi che collegano il tribunale al Coroneo. Un mese fa Simsig che era in Tribunale per un’altra udienza, aveva tentato il suicidio buttandosi dalla tromba delle scale e un agente della penitenziaria era rimasto ferito nel parapiglia. Quella di ieri è stata un’udienza breve. Su richiesta dei difensori, gli avvocati Sergio Mameli e Pietro Volpe, è stata ammessa la testimonianza dello psicologo Paolo Falconer, il professionista che, come consulente di coppia, aveva in analisi Simsig e Tiziana Rupena, all’epoca la sua convivente. Secondo i due avvocati la testimonianza del consulente di coppia potrebbe chiarire alcuni elementi all’origine dell’omicidio. Certo è che Simsig è risultato sano di mente. Lo avevano scritto a chiare lettere gli psichiatri Maurizio De Vanna e Lucio Di Gennario nella perizia che era stata affidata loro dal presidente del gip Guido Patriarchi. E per questo è difficile pensare che possa essere concessa all’ex gruista l’attenuante della seminfermità e di conseguenza concesso il relativo ulteriore sconto di pena. Infatti, secondo i due medici che hanno visitato più volte in carcere il gruista “nel momento in cui ha ucciso l'ex convivente era turbato da una rabbia motivata da una condizione di frustrazione collegata all'incapacità di modificare in senso a lui favorevole una situazione di conflitto relazionale da lui, vissuta come intollerabile». Il giudizio degli psichiatri si era spinto oltre e aveva definito “abnorme” il modo in cui Simsig aveva reagito l’11 settembre a questa frustrazione. E ieri dalle parole dello stesso Simisg è arrivata una sorta di conferma della sua condizione di allora. «Ho agito come un automa», ha scritto con calligrafia incerta e tremolante nel biglietto consegnato al giudice.
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