Slovenia a secco di lavoratori guarda a Ucraina e Georgia

Assieme a Moldova sono i Paesi con i quali saranno sottoscritti accordi bilaterali  Oggi libero accesso, dopo 5 anni di moratoria, per la manodopera dalla Croazia
Operai al lavoro
Operai al lavoro

LUBIANA Da oggi si apre il mercato del lavoro in Slovenia per i cittadini croati. Scade infatti la moratoria di cinque anni imposta al momento dell’ingresso della Croazia nell’Unione europea. Ma nemmeno l’ingresso di mano d’opera croata risolverà la crisi per la mancanza di copertura dei posti di lavoro liberi in Slovenia. «Si tratta solo di una tessera di un ben più ampio osaico», ha affermato al Delo di Lubiana Igor Knez dell’Assindustria slovena.

E siccome il bacino per la manodopera nei Balcani è praticamente vuoto Lubiana ha deciso di guardare a tre Paesi in particolare: l’Ucraina, la Moldova e la Georgia.

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Il ministero del Lavoro sta, infatti, lavorando alla strategia relativa alla migrazione economica 2020-2030. Come possibili Paesi dove attingere la manodopera che serve alle industrie operanti in Slovenia, assieme alle parti sociali, al ministero hanno individuato, come detto, per adesso l’Ucraina, la Moldova e la Georgia. Si tratta ovviamente di Paesi geograficamente e culturalmente più distanti rispetto agli altri Paesi balcanici ed ex jugoslavi in particolare da dove fin qui la Slovenia ha ricevuto gran parte della manodopera necessaria.

Se gli accordi con le controparti ucraine, moldave e georgiane dovesse avere successo Lubiana è pronta ad offrie accordi bilaterali relativi all’occupazione di quei cittadini in Slovenia. Al ministero del Lavoro di Lubiana sono convinti che questi siano gli unici strumenti i grado di garantire una regolare migrazione economica verso la Slovenia e di assicurare a chi viene a lavorare in Slovenia il rispetto dei diritti dei lavoratori.

Da sottolineare come negli ultimi mesi ben 70 mila lavoratori della Bosnia-Erzegovina sono emigrati nel Qatar dove stanno approntando le infrastrutture necessarie ad ospitare il prossimo campionato del mondo di calcio e quindi hanno un urgente bisogno di manodopera. «In Germania - precisa ancora Knez - lavorano già 300 mila bosniaci. Gareggiamo con altri concorrenti che pescano nello stesso bacino e per questo dobbiamo essere più attivi e migliori, senza tutto questo le industrie slovene risulteranno perdenti».

Alcune decisioni che facilitano l’ingresso di manodopera straniera in Slovenia sono già state prese come il diritto di prelazione all’assunzione da parte di aziende che hanno un alto valore aggiunto e lo svolgimento di tutti i relativi atti amministrativi attraverso la digitalizzazione, l’aumento del personale a disposizione dell’Ufficio del lavoro e l’incremento degli interventi statali nell’opera di insegnamento dello sloveno ai lavoratori migranti.

Secondo i calcoli dell’Assindustria slovena sul mercato del lavoro, da un punto di vista generazionale, arrivano ogni anno in Slovenia 20 mila giovani a fronte di 30 mila che se ne vanno (pensionamenti). Gli industriali ritengono anche che bisogna far entrare nel mercato del lavoro il maggior numero possibile degli attuali 80 mila disoccupati del Paese. Di questi dai 10 ai 15 mila possono entrare immediatamente nel mercato del lavoro ma i datori di lavoro si dicono pronti anche a investire nella riqualificazione dei senza lavoro cercando così di porre una pezza all’endemica mancanza di lavoratori tecnici. —


 

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