Slovenia, il governo alla prova della verità

Oggi in Aula la mozione di sfiducia costruttiva presentata dalle opposizioni. Voto segreto, lo spettro dei franchi tiratori
Una foto d’archivio del palazzo del Parlamento a Lubiana di fronte a piazza della Repubblica
Una foto d’archivio del palazzo del Parlamento a Lubiana di fronte a piazza della Repubblica

LUBIANA Fino a qualche settimana fa era sicuro che la mozione di sfiducia costruttiva contro la sua persona sarebbe stata un fallimento, sicurezza che rasentava la spocchia. Ieri però, alla vigilia dell’importante passaggio parlamentare, il premier della Slovenia Janez Janša (destra populista) non ostentava più la stessa tranquillità. «La probabilità che ciò accada è piccola - ha detto - ma esiste». Tradotto dal politichese significa che il primo ministro è stato informato dai suoi che effettivamente in aula oggi ci saranno dei cecchini pronti a impallinarlo approfittando anche del fatto che il voto di sfiducia costruttiva è segreto.

Ma se Janša rischia non può vivere momenti tranquilli neppure la Coalizione per la costituzione (acronimo Kul), ossia il gruppo dei partiti di opposizione - socialdemocratici, Lista Šarec, Levica, Alleanza per Alenka Bratušek (Sab)- cui si è aggiunto all’ultimo anche il Partito dei pensionati (Desus) uscito dalla coalizione di governo, che presenta la mozione di sfiducia costruttiva in cui si indica proprio il neo presidente del Desus ed ex ministro della Difesa e degli Esteri ed ex vicepremier, Karl Erjavec quale premier incaricato di dare vita a un nuovo esecutivo.

Erjavec che ha faticato non poco a persuadere il suo gruppo parlamentare (4 deputati) a firmare la mozione, opera di convinzione che è durata più di sei ore. Anche se a poche ore dall’inizio della fatal seduta mancava ancora la firma di uno dei deputati.

Ma l’impressione che se ne ricava, come si bofonchia nei corridoi del Parlamento, è che qualcuno tra i deputati targati Desus potrebbe non votare contro Janša. Sarebbe il tracollo per l’opposizione che oggi va in aula con 43 voti, sulla carta, a sua disposizione. Dunque, visto che l’emiciclo è formato da 90 seggi, due dei quali garantiti alla minoranza italiana e ungherese, a Kul mancano tre voti per far fuori Janša. Tre voti che da settimane si sta cercando di raggranellare tra gli scontenti del Centro moderno di Smc guidati dal ministro dell’Economia Zdravko Počivalšek. Il quale, a sua volta, da settimane va rassicurando che i suoi sono compatti con il governo in quanto «in piena pandemia - continua a ripetere - una crisi politica sarebbe una follia».

Ma i suoi deputati sanno bene che se da questa crisi dovessero scaturire le elezioni anticipate la Smc rischia di non superare, in base agli ultimi sondaggi, neppure la soglia di sbarramento del 4% per fare il suo ingresso in Parlamento. E siccome il potere logora chi non ce l’ha... è chiaro che per il centro bisogna salvare la legislatura che nel secondo semestre di quest’anno prevede anche la presidenza di turno dell’Unione europea. La coalizione Kul, forte del “tradimento” di Erjavec, continua a preannunciare la disfatta di Janša, il quale, corsi e ricorsi storici, venne defenestrato da premier in passato proprio dalla stessa mossa di Erjavec. Il documento di sfiducia è motivato, tra l’altro dalla denuncia che il governo Janša abbia agito contro lo stato di diritto e contro la Costituzione slovena approfittando della crisi della pandemia da coronavirus e delle relative leggi speciali.

Su tutto però resta il tema principale per la Slovenia: “eliminato” Janša la coalizione Kul riuscirà a trovare i numeri per un nuovo governo stabile? Impresa più difficile della defenestrazione del premier. Servirebbe un passaggio in toto al centrosinistra proprio del Centro moderno di Počivalšek per spostare il baricentro a vantaggio di Kul e dell’ipotesi di Erjavec premier. Lo spettro del voto anticipato aleggia oggi sul Parlamento di Lubiana. —

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