Soldati per gioco sparando col “soft-air”

Usano fucili con pallini innocui come munizioni: fondamentale è la sportività con cui si va in battaglia

Gruppi armati si aggirano nei boschi e sui sentieri, nascosti nei cespugli e dietro gli alberi. Alcune volte vengono visti da escursionisti che, spaventati, spesso, chiamano le autorità. Non sono soldati. Sono softgunners e praticano il soft-air, uno sport poco conosciuto in quanto molto giovane.

I giocatori non usano armi vere, ma repliche ad aria compressa o Asg (air soft-gun) che “sparano” pallini bianchi di plastica. Secondo la legislazione italiana, le repliche non possono avere una potenza superiore al joule; questo per garantire l’incolumità dei partecipanti. Sempre per questioni di sicurezza, è obbligatorio indossare almeno occhiali protettivi o una maschera integrale, in grado di coprire e proteggere il volto.

Ogni partita può essere organizzata con diverse finalità, da quella di “eliminare” la squadra avversaria a quella di catturare la bandiera/obbiettivo e molte altre; tutto deve svolgersi all’insegna dell’onestà, poiché sono gli stessi giocatori a dover segnalare agli avversari di essere stati colpiti e quindi di essere momentaneamente fuori dal gioco.

Il soft-air può dare l’idea di una pratica senza alcun fondamento dal punto di vista burocratico e amministrativo per il fatto di essere uno sport nuovo e poco conosciuto: in verità ogni club ha il suo statuto, i suoi responsabili ed è regolarmente registrato all’Agenzia delle Entrate, come ogni associazione sportiva. Bisogna anche dire che il soft-air è rappresentato dall’Asnwg, ovvero dall'Associazione sportiva nazionale War games, riconosciuta dallo Csen, ente di Promozione sportiva, a sua volta riconosciuto dal Coni.

L’Asnwg è stata fondata nel 1993, opera in ambito nazionale e si occupa di seguire le attività legate a questo sport, di diffonderlo maggiormente, di curarne l’immagine e di stabilire i contatti con le istituzioni.

Bisogna anche sottolineare che l’Asnwg ha creato dei comitati regionali e interregionali, ovvero organi periferici della Federazione, che lavorano secondo le direttive e gli obiettivi della stessa con il compito di controllare quanto avviene nei vari tornei nel territorio di competenza.

«Quando qualcuno, poco informato, parla del soft-air spesso lo descrive come una pratica immorale, partendo dal concetto che la guerra è una cosa seria e non un gioco; questo ragionamento, per quanto lecito sia, nasce da forti pregiudizi nei confronti di questo sport, che troppe volte viene descritto come un’attività indecente, svolta da guerrafondai e violenti. Conoscendoci, però, si entra in un mondo fatto di persone normalissime, con nessuna tendenza alla violenza (anzi, i violenti vengono allontanati dalla pratica) che hanno voglia di trascorrere il fine settimana tra amici, dando sfogo alla passione che li accomuna: il soft-air». Questo è ciò che spiegano il presidente e tutto il direttivo della squadra Sg di Gorizia, raccontando non solo il loro pensiero, ma quello di tutti coloro che praticano questa disciplina.

Giacomo Pettarin

III C Liceo scientifico

“Duca degli Abruzzi”

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