Specialità in pneumologia Il ministero stoppa la scuola
La nascente struttura dell’Università non risponde ai parametri e arriva l’alt Il direttore Di Lenarda: «Ragioni tecniche ma decisione non ancora ufficiale»

Lasorte Trieste 09/12/15 - Aula Magna Ospedale Cattinara, Celebrazione 50.mo Facoltà di Medicina
La nascente scuola di specializzazione in pneumologia dell’Università di Trieste è stata bloccata dall’Osservatorio nazionale della formazione medica specialistica del Miur.
Il dato è contenuto in un dossier, pubblicato dal Corriere della Sera, che svela come 135 scuole in tutta Italia non rispondano ai requisiti minimi stabiliti da qualche anno per la formazione dei medici. Tra queste è finita anche la nuova “scuola di specializzazione in malattie polmonari”, che Units aveva chiesto di attivare a Trieste: «Lo stop deve ancora essere confermato ufficialmente - spiega il direttore del dipartimento di Scienze mediche Roberto Di Lenarda - e potrebbe essere dovuto a due ragioni: la prima ipotesi è che il ministero abbia deciso di non aprire nuove scuole; la seconda è che ci abbia bloccato perché il percorso di assunzione del docente non è ancora stato completato. In ogni caso, però, rispondiamo a tutti i criteri».
Ma come si è arrivati a questo punto? Alcuni anni fa il ministero dell’Università e della ricerca, di concerto con il ministero della Salute, ha attivato un percorso per l’identificazione dei criteri minimi che le scuole devono garantire per poter continuare ad esistere. «Una scelta a mio parere del tutto condivisibile», sottolinea Di Lenarda.
I requisiti individuati sono di carattere strutturale, organizzativo, clinico (ovvero il numero di prestazioni necessarie alla formazione di specializzandi), e di organico.
All’inizio di luglio il ministero ha aperto una banca dati in Rete, dando alle università 15 giorni per compilare i questionari riguardanti ogni singola scuola. Un’operazione che non si è rivelata molto agevole, racconta il direttore: «A essere ottimisti, direi che il sistema funzionava pochino. La compilazione è stata particolarmente complessa, ma alla fine siamo arrivati a chiudere le banche dati». Al termine dell’ingrato compito Units ha chiesto la conferma di tutte le scuole attive a Trieste, oltre al riconoscimento della sede amministrativa per altre quattro scuole, già presenti nell’ateneo ma facenti capo ad altri centri universitari: genetica medica, malattie dell’apparato digerente, medicina dello sport, neurologia. «Abbiamo voluto ottenere la sede per avere più autonomia - dice Di Lenarda -. Abbiamo chiesto poi di istituire una scuola completamente nuova, quella di malattie dell’apparato respiratorio».
Qui qualcosa dev’esser andato storto: «Noi abbiamo fornito i dati applicando in modo pedissequo le indicazioni del decreto ministeriale. Mi permette di dire che noi, sottolineo noi, abbiamo inserito solo dati veri».
Il decreto prevedeva che, ove ci fossero criticità sanabili, venissero dati due anni di moratoria per sanare le mancanze. «Le nostre erano legate sostanzialmente a questioni di organico. In cda abbiamo approvato una delibera con cui ci siamo impegnati a soddisfare i requisiti, sicché eravamo tranquilli». Secondo il rapporto pubblicato dal Corriere, però, pneumologia non ha passato l’esame: «Il bando per assumere il docente è ancora in corso. Forse è per quello. Oppure hanno deciso di non aprire nuove scuole. Bisogna però attendere la conferma ufficiale del rapporto per capire quale sia la ragione», conclude il direttore. Le scuole di specializzazione con sede amministrativa a Trieste sono oggi 21, più tre dell’area odontoiatrica.
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